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Microport, a rischio l’accordo: «I lavoratori non vogliono il part time indeterminato»

Atteso per oggi l'incontro in Regione.

Microport, a rischio l’accordo:  «I lavoratori non vogliono  il part time  indeterminato»
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Non sarà certamente una primavera serena per i lavoratori dell’azienda Microport di Saluggia. Con molta probabilità, infatti, all’incontro di venerdì prossimo in Regione Piemonte non ci sarà la firma di nessun accordo. Dunque, partirà la procedura e nei prossimi 120 giorni, a partire dal 4 aprile, saranno comunicati i licenziamenti.

Microport, a rischio l’accordo

«Ormai si va verso il mancato accordo – spiega la Rsu Gian Paolo Piolatto – La proposta che ci è stata prospettata, alla quale abbiamo apportato alcune modifiche, ci sembra comunque irricevibile. Così comunicheremo la scelta dei lavoratori al Palazzo della Regione dove siamo convocati dall’assessore al lavoro Elena Chiorino».

In cosa consiste l’accordo?

«Microport ha spiegato che non c’è alcuna possibilità di salvare i sette posti da impiegati – spiega Piolatto - In questo settore, addirittura, ci è stato comunicato che alcune mansioni saranno soppresse.
Per quanto riguarda i 21 operai la situazione potrebbe arginarsi solo se tutti i dipendenti decidono di passare da un contratto full time (8 ore) ad contratto part time (6 ore) a tempo indeterminato. Così, l’esubero si annullerebbe. La difficoltà di questo passaggio è che si tratta di un cambio di contratto che avviene dopo la firma dell’accordo in Regione: perciò noi potremmo si adottarlo ma qualora poi i dipendenti, una volta chiamati all’ufficio personale decidano di non firmare il passaggio, la situazione sarebbe al punto di partenza. La sottoscrizione del part time, infatti, non è un’azione collettiva, ma di ogni singolo dipendente. Dipendenti che erano pronti a firmare il part time qualora si trattasse di un periodo definito: un anno, diciotto mesi. Ma a tempo indeterminato è difficile: c’è chi fa l’ipotesi di un licenziamento, a quel punto la Naspi si baserebbe su un orario ridotto non le otto ore».
«Di fronte a questa ipotesi, dove c’è appunto una riduzione di salario, abbiamo cercato di trovare qualche beneficio per compensare – continua – Dunque siamo riusciti a “strappare” all’azienda un ticket giornaliero dal valore di 5,50 euro per ogni lavoratore che accede al part time, dunque ogni mese ticket per un valore di 110 euro.
Siamo riusciti anche ad adeguare la quota welfare con una ripartizione delle somma che passerebbe, sempre per chi aderisce al part time, da 250 euro a 440 euro in modo da compensare Tredicesima e Quattordicesima.
L’azienda ci ha poi proposto una buona uscita per chi decide di licenziarsi. Nel caso in cui avvenga entro giovedì 31 marzo gli verrebbe riconosciuta la somma di 15 mensilità mentre per chi lo fa da aprile sino a fine giugno, gliene verrebbero riconosciuto otto.
Noi come sindacato abbiamo apportato delle migliorie a questa proposta sul lato economico, questo per invogliare il lavoratore al part time ma comprendiamo che, appunto, il passaggio a tempo indeterminato sia molto complesso e c’è chi, tornando a casa e analizzando la situazione, non sia disposto».

L'accordo potrebbe saltare

«A questo punto, qualora noi dovessimo comunque firmare l’accordo (cosa che comunque non credo) se ci fossero solamente la metà degli operai pronti al passaggio, vorrebbe dire che si dimezzerebbe la quota di esubero, ma questo non significa che chi ha scelto l’orario di sei ore è salvo dal licenziamento. Se per i criteri previsti per legge, quelli che possono essere lasciati a casa sono tra quelli, l’azienda procederà in tal senso.  - Prosegue Piolatto - Certo, poi si può impugnare il licenziamento ma è una prassi lunga. Insomma, una situazione molto complessa che ogni singolo lavoratore deve analizzare. Noi oggi (venerdì 1 aprile),  in Regione porteremo le istanze dei lavoratori e solamente se loro saranno d’accordo firmeremo. Qualora non ci sia la firma, l’azienda potrebbe non esser disposta ad accordarci solo una proposta di buona uscita. A quel punto Microport avrà 120 giorni per comunicare, attraverso una lettera, i licenziamenti».

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