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Minacce di morte al sindaco e alla sua famiglia

Castello: «Dopo quelle lettere la nostra vita è cambiata»

Minacce di morte al sindaco e alla sua famiglia
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Il sindaco Claudio Castello a distanza di due anni rende pubbliche le minacce di morte che ha ricevuto e che hanno profondamente cambiato la vita sua e quella dei suoi familiari.

Minacce di morte al sindaco e alla sua famiglia

Una notizia comunicata nel corso del l’ultimo consiglio comunale, quello che ha visto le minoranze lasciare l’aula all’indomani della deposizione del primo cittadino al processo Vazzana.
Notizia che è subito rimbalzata di bocca in bocca e che ha dato adito a diverse interpretazioni non fosse altro perché rivelata in un contesto in cui si parlava di ‘ndrangheta.
A mettere cose in chiaro, dopo una settimana è lo stesso sindaco. Parte dalla premessa che come sempre le sue parole vengono strumentalizzate e usate ad arte seconda di chi le usa.

L'intervento del sindaco

«I fatti sono questi - inizia - ho ricevuto tre minacce. La prima è arrivata sui social, la seconda con una lettera in Comune con dentro dello sterco. E l’ultima, che risale a giugno 2021, in cui le minacce di morte riguardavano anche i miei familiari. Prontamente ho avvisato i carabinieri che, a fronte della terza missiva, in accordo con l’autorità giudiziaria, hanno predisposto il servizio di vigilanza dinamica sul territorio che prosegue tutt’ora».

Ma lei ha qualche sospetto sul mandante?

«Ovviamente no, le lettere non sono firmate, quindi ignoro chi possa essere. Quello che posso dirvi è che in questi due anni non ho ricevuto più nulla. Non l’ho reso pubblico prima per evitare che qualcuno potesse pensare che lo usassi a fini elettorali. Anche se c’è chi non ha esitato a riempire le buche delle lettere dei cittadini riportando le famose telefonate con Vazzana insinuando chissà che. Se aspettava che il mio cadavere passasse nel fiume, ci sarà rimasto male. Perché anche di fronte ai giudici io ho sempre ribadito quanto vado a dire da mesi. Ovvero che Vazzana rientra nei tanti contatti che si hanno in campagna elettorale. Mi spiego, se vado al mercato con mia moglie non chiedo voti se però sono al mercato con un banchetto elettorale allora si che stringo mani e chiedo voti. E lo faccio apertamente, così come le telefonate, senza intermediari. Senza moti carbonari. E forse è proprio per questo mio metterci la faccia che la città mi ha premiato ridandomi la fascia tricolore».

Tornando alle minacce come mai lo ho comunicato nel Consiglio comunale in cui comunque si parlava di ‘ndrangheta?

«Stavo parlando di legalità e in quel contesto ho detto che non siamo soli in questa battaglia perché sia i carabinieri, che la polizia che la guardia di finanza sono al nostro fianco e nel ringraziarli ho raccontato la mia vicissitudine relativa alle minacce di morte che visto le forze dell’ordine starmi subito vicino e darmi appoggio.
Io non ho detto che la ‘ndrangheta mi ha minacciato di morte. Come detto le lettere minatorie sono arrivate in forma anonima».

Si però i consiglieri hanno dato una lettura diversa?

«Come le ho già detto le mie parole vengono sempre strumentalizzate ad arte. Io comunque vado avanti per la mia strada e insieme all’Amministrazione che ho l’onore di guidare continuerò a lottare contro la malavita in nome della legalità.
E fatemi dire se ci fosse un qualunque sospetto sul mio comportamento secondo voi il procuratore capo Nicola Gratteri sarebbe venuto nella città e si sarebbe seduto al nostro fianco? Non credo proprio».

Al sindaco sono giunte comunque subito attestati di solidarietà da parte delle minoranze.

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