Minaccia di sparare ai bambini che giocano in cortile

La vicenda è accaduto nella collina del Chivassese.

Minaccia di sparare ai bambini che giocano in cortile
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Minaccia di sparare ai bambini che giocano in cortile. Questo è quello che è accaduto a San Sebastiano da Po che ha portato due vicini in tribunale.

Minaccia di sparare ai bambini che giocano in cortile

«Adesso ti sparo». Una partita a pallone tra ragazzini ha causato una lite tra vicini di casa, degenerata nel giro di poco tempo. La vicenda coinvolge due famiglie di San Sebastiano da Po.

La storia

Secondo la ricostruzione del Pubblico Ministero del tribunale di Ivrea, Marianna Piacentini avrebbe rimproverato due ragazzini che giocavano a pallone nei pressi della sua proprietà. I bambini, di età inferiore ai 10 anni, avrebbero così avvisato i genitori una volta rientrati in casa. Immediato lo scoppio della lite tra la famiglia Piacentini e la famiglia Bonessa, costituitasi parte civile nel processo. Fu lo stesso padre dei bambini ad intervenire chiedendo spiegazioni all’imputata.

Il processo

«La donna era sul balcone di casa -  ha spiegato la parte civile durante il processo ad Ivrea - e iniziò ad urlare anche contro di me, dicendo che i bambini erano troppo vicini alla sua proprietà e che non voleva si facessero male. Abbiamo iniziato a litigare e la signora Piacentini ha tirato fuori un fucile verde da caccia che teneva nello sgabuzzino in balcone. Mi ha minacciato, dicendomi che mi avrebbe sparato. Mio figlio e mio nipote erano terrorizzati dalla scena».

Accusata di minacce, chiesti tre mesi

Lunedì scorso, 21 maggio, il Pubblico Ministero ha così richiesto tre mesi di arresto per la donna, accusata di minaccia. Durante le indagini è inoltre emerso che il fucile non era stato dichiarato, essendo stato ereditato dal nonno dell’imputata.

La difesa

La difesa, a cura dell’avvocato Katiuscia Ossola, ha chiesto invece l’assoluzione: «L’imputata lo ha minacciato e la lite c’è stata, ma ci sono molteplici contraddizioni nella ricostruzione dei testimoni e non possiamo confermare nulla. La parte civile ha inoltre ribadito di essere intervenuto per difendere il figlio, ma nessun padre direbbe ad una donna di sparargli con il figlio ed il nipote affianco. Inoltre la parte civile ha detto di aver visto in precedenza il fucile, ritrattando poi la versione. Anche l’intervento dei carabinieri è inconsueto: sono intervenuti dopo oltre tre giorni».

La sentenza giovedì 31

Il giudice Anna Mascolo emetterà a sentenza il prossimo 31 maggio 2018.

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