Monumento per le vittime del Covid, minoranze indignate
Scoppia il caso in frazione Marcorengo.
Monumento per le vittime del Covid19 in frazione Marcorengo di Brusasco, le due minoranze indignate.
Monumento per le vittime del Covid
Giovedì 18 marzo, giornata dedicata al ricordo delle vittime della pandemia in corso. L’amministrazione locale si dà appuntamento di fronte al Cimitero di frazione Marcorengo per inaugurare il nuovo monumento dedicato proprio a chi purtroppo non è riuscito a vincere il Covid-19 nell’anno appena trascorso. Il parroco Don Desirè benedice il monumento, mentre il sindaco del Consiglio Comunale dei Ragazzi approfitta dell’occasione per esprimere il disagio dei coetanei in un periodo di “Didattica a Distanza” forzata.
«Con questo piccolo gesto abbiamo voluto sottolineare la nostra vicinanza alle famiglie colpite dal Covid» dice Luciana Trombadore. «Abbiamo deciso di realizzare qualcosa che rimanesse, a futura memoria di questo periodo difficile, e abbiamo deciso di farlo usando materiali nuovi, moderni, per sottolineare la differenza tra i vecchi monumenti e quelli contemporanei. Ci tengo poi a sottolineare la nostra vicinanza agli operatori sanitari di ogni livello e ai volontari. L’appello dal nostro piccolo Comune è questo: Brusasco ce la può fare, l’Italia ce la può fare». Il tutto viene ripreso in una diretta pubblicata sui social.
Minoranze indignate
L’accaduto ha però strascichi significativi nel Consiglio Comunale convocato per la sera stessa. Durante la seduta, aperta su richiesta di Anna Marolo con un minuto di silenzio in memoria delle vittime, è prevista infatti la discussione di un’interrogazione presentata congiuntamente da tutte le minoranze proprio sul tema del monumento. Nulla da eccepire sulle motivazioni della sua installazione, si intende: l’intento di ricordare questi nuovi “Caduti” del paese è condiviso da tutti. Nel mirino dell’opposizione finiscono però l’iter amministrativo dell’opera e la qualità del risultato finale. Gli interroganti lamentano la mancata condivisione con il Consiglio, con i cittadini e le associazioni della frazione, con gli stessi famigliari delle vittime. La sovrapposizione di ruoli nella persona del sindaco – data dalle croniche carenze di personale – avrebbe reso poi poco chiaro e trasparente il processo di scelta del luogo di collocazione e della forma assunta dal monumento stesso. Un processo in cui sarebbe invece intervenuta la locale Casa di Riposo, ottenendo che esso non fosse collocato nella piazza centrale di Marcorengo ma fuori dai cancelli del cimitero della frazione. Il sindaco si difende: «La decisione sul luogo è stata presa informalmente in Giunta, venendo incontro alle richieste della Casa di Riposo e dei capigruppo del Consiglio. Si tratta di un gesto gentile verso le famiglie colpite dal virus. Sarebbe stato fuori luogo interpellarle».
Ma le risposte non soddisfano le opposizioni, che usano i toni durissimi di una bocciatura senza appello. Anna Marolo ringrazia ironicamente per «l’enorme sforzo di condivisione» e, riferendosi tra le righe al rischio che Marcorengo venga così percepita come “frazione Covid”, rilancia: «È vero che la frazione ha registrato più vittime, ma sarebbe stato meglio scegliere il cimitero del Comune capoluogo. Ormai è posizionato, ma dispiace che sia andata così». Le fa eco Carlo Giacometto, che denunciando la gestione «fumettistica» della vicenda, afferma: «Il modello di compostezza nel ricordo mostrato da Sergio Mattarella e Mario Draghi stride con l’opportunismo di chi voleva solo sfruttare l’occasione per pubblicare un video su Facebook». E, alludendo alla forma assunta dal monumento (in cui si può vedere una riproduzione del virus che ha fatto storcere il naso ad alcuni), conclude: «I soldi investiti per quella “sottospecie” di monumento potevano indubbiamente essere spesi per un risultato migliore».
Anche Giulio Bosso rincara la dose: «Devo esprimere il mio “disgusto” per la scelta estetica e per l’intera vicenda. Almeno non è stato posizionato in piazza come inizialmente previsto, per fortuna. Sicuramente poteva essere scelta una forma più sobria, per esempio una targa commemorativa».