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Morta dopo fecondazione assistita. L'autopsia: "Uccisa dal Covid"

I familiari non credono a tutto ciò e vogliono vederci chiaro.

Morta dopo fecondazione assistita. L'autopsia: "Uccisa dal Covid"
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Era morta dopo un intervento Cristina Toncu, la cake designer della gelateria Antartide di Chivasso.

Morta dopo un intervento

La bella e giovane Cristina Toncu è morta durante una fecondazione in vitro in una clinica di Chisinau, in Moldavia. Dopo il decesso era stata disposta l'autopsia. Dopo tre mesi dal decesso son giunti i risultati dell'autopsia che attribuirebbe il decesso al Covid.

La famiglia vuole andare avanti

La famiglia di Cristina non ritiene che la perizia sia veritiera e intende quindi andare avanti perchè chiede giustizia per Cristina. Stefan Arnaut, il marito di Cristina  vuole vederci chiaro in questa vicenda e vuole rivolgersi all'amministrazione ospedaliera e potrebbe richiedere anche un'altra perizia. E' disposto a qualsiasi cosa pur di avere giustizia. Cristina era stata infatti sottoposta a tampone prima di essere ricoverata nella clinica e non è mai emerso che fosse positiva tant'è che medici e familiari entravano liberamente nella sua stanza. Adesso quindi si chiedono come può essere che la causa del decesso sia il Covid?

La vicenda

Cristina Toncu, 30 anni appena compiuti, la giovane cake designer chivassese (lavorava da più di dodici anni per la gelateria «Antartide» di viale Matteotti, a pochi passi dal centro di Chivasso, gestita da cugini)  è morta durante un intervento in una clinica di Chisinau, capitale della Repubblica di Moldavia.
Dopo il decesso di Cristina, il marito Stefan Sirbulet (con cui Cristina si era da poco trasferita in frazione Borghetto di Chivasso) aveva organizzato una conferenza stampa in Moldavia in cui ha raccontato la tragedia vissuta dalla famiglia della ragazza.
Senza mezzi termini, Stefan ha accusato i medici di negligenza.
Per circa quattro anni, ha raccontato Stefan trattenendo a stento la commozione, lui e Cristina hanno cercato di avere un figlio. Poi, confrontandosi con alcuni amici, hanno deciso di rivolgersi a una notissima clinica privata della capitale, specializzata, appunto, nella fecondazione in vitro.
Poi, con immenso dolore, Stefan ha rivissuto quanto successo quel maledetto 26 agosto. La procedura di estrazione degli ovociti (operazione che dura una ventina di minuti) è iniziata intorno alle 8 del mattino, senza che sia stato registrato nulla di particolare riguardo le condizioni di Cristina.
Poco dopo le condizioni di Cristina sono precipitate.
Dopo tre ore, Stefan sarebbe stato invitato a recarsi nell’ambulatorio del medico: «Sono andato da lui - ha spiegato in conferenza stampa - mi ha detto che il cuore di Cristina si era fermato. Ha aggiunto che aveva fatto bene il suo lavoro, che non c’erano state complicazioni. Poi mi ha detto di stare calmo, che si sarebbe risolto tutto nel giro di due settimane».
A seguire, la corsa in un altro ospedale, dove Cristina è arrivata in stato di morte cerebrale. «Ho chiesto a un medico se ci fossero possibilità - ha aggiunto Stefan - e mi ha risposto “solo di morte”».
Il 2 settembre, il cuore di Cristina ha cessato di battere, senza che i suoi cari ne fossero subito informati.
I parenti dichiarano che Cristina fosse perfettamente sana al momento dell’intervento, come dimostrerebbero anche le analisi effettuate poco prima.
La notizia della morte di Cristina Toncu ha avuto una grande eco in Moldavia (prima di trasferirsi a Chivasso viveva a Singerei) e la conferenza stampa è stata ripresa da moltissimi organi di informazione.
Oltre ad una denuncia alla Procura, per far partire un procedimento penale contro i medici e la struttura sanitaria, la famiglia della trentenne ha chiesto l’interessamento del Ministero della Salute.

 

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