‘Ndrangheta, condannati i fratelli Vazzana: Buo attacca Castello
La consigliera di LiberaMente durissima contro il primo cittadino. Al Comune una provvisionale di 5 mila euro
Si è chiuso giovedì 21 settembre, nelle aule del Tribunale di Ivrea, il processo di primo grado legato all’operazione contro la ‘ndrangheta «Platinum», operazione che nel maggio del 2021 aveva visto impegnati duecento uomini e donne della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) e un centinaio di unità di Polizia, Carabinieri e Guardia di finanza.
‘Ndrangheta, condannati i fratelli Vazzana
Il verdetto più atteso era quello legato ai due imprenditori chivassesi Giuseppe e Mario Vazzana, che il giudice Stefania Cugge (a latere Antonio Borretta e Lucrezia Natta) ha condannato rispettivamente a sei anni e otto mesi e sei anni e undici mesi di reclusione.
Giuseppe Vazzana è stato anche condannato al risarcimento di una provvisionale di 5 mila euro in favore del Comune di Chivasso, che si era costituito Parte Civile assistito dall’avvocato Andrea Castelnuovo.
«Giusto e corretto - ha dichiarato Castelnuovo - il Comune ha partecipato volontariamente e di sua sponte al processo Platinum (che pure non vedeva reati commessi sul territorio chivassese) perché è portabandiera dell’antimafia e voleva rappresentare, con la presenza al processo quale parte civile, la propria posizione netta rispetto al fenomeno».
Le motivazione della sentenza, saranno invece depositate tra 90 giorni.
I Vazzana, il cui arresto aveva scatenato il dibattito politico chivassese a causa di alcune telefonate di Giuseppe con l’allora candidato sindaco Claudio Castello, dovevano rispondere del primo capo d’imputazione, ovvero di associazione di tipo mafioso (articolo 416 bis del Codice Penale), «Per aver fatto parte dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante da anni sul territorio piemontese, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà createsi nel territorio, ed avente propri referenti di collegamento con le strutture organizzate insediate in Calabria, costituita da diverse articolazioni territoriali denominate locali e ‘ndrine, e in particolare della Locale di Volpiano».
Buo attacca Castello
Lunedì 25 settembre, in Consiglio Comunale, il sindaco Castello nelle sue comunicazioni ha fatto un breve passaggio sulla sentenza, ribadendo come rimanga «Inestimabile il valore della legalità in cui crede Chivasso, con le sue istituzioni e la sua gente onesta. La criminalità organizzata è un male estraneo che va estirpato dalla società per non comprometterne equità e diritti».
Da sempre critica nei confronti del sindaco Claudio Castello, soprattutto in merito a questa vicenda, Claudia Buo, consigliera di LiberaMente, si è lanciata in un durissimo attacco al primo cittadino: «Innanzitutto credo serva ricordare come si sia arrivati alla costituzione a Parte Civile da parte della città di Chivasso. Si è trattato di una battaglia lunga, condotta da Liberamente insieme ai consiglieri di opposizione. Una battaglia durata mesi durante i quali commissione dopo commissione, Consiglio dopo Consiglio, la maggioranza si è opposta cercando in tutti i modi di evitare questa scelta. L’ordine del giorno presentato sulla questione morale nel primo Consiglio Comunale utile dopo la notizia delle intercettazioni del sindaco Castello con Giuseppe Vazzana è stato stravolto dalla maggioranza. Nella commissione a seguire si voleva solo chiedere un parere legale sull’opportunità che il Comune si costituisse parte civile (come se la difesa dei principi di lotta alla criminalità dovesse essere subordinata ad una valutazione economica di costi-benefici) evitando tutti i riferimenti diretti ai fatti di cronaca. Una volta convinti della necessità di costituirsi a tutela dell’immagine della città nuovamente agli onori delle cronache lo si voleva mettere al fondo degli “impegni” del documento concordato. Quindi ribadisco che la scelta del Comune di costituirsi parte civili sia da attribuire alla caparbietà delle opposizioni, non certo dettata dalla volontà della maggioranza “perché è portabandiera dell’antimafia e voleva rappresentare, con la presenza al processo quale parte civile, la propria posizione netta rispetto al fenomeno”.
Il risarcimento ci conferma ancora una volta come il nostro territorio abbia un’infiltrazione endemica da queste forze criminali. E questo è un segnale tanto più forte se consideriamo proprio quello che l’avvocato del Comune ha ancora una volta ricordato “questi reati non sono stati commessi sul nostro territorio”. E allora chiediamoci perché la nostra città ha titolo ad essere risarcita. Forse dopo una testimonianza del sindaco piena di improvvisi e provvidenziali non ricordo? Io temo che abbiamo tante, tantissime ragioni per essere preoccupati, in attesa di leggere le motivazioni della sentenza.
Sarebbe stato molto meglio per tutti, anche per la città, che i signori Vazzana si fossero rivelati estranei ad ogni addebito. Semplici cittadini vittima di un grande equivoco. Questa era la tesi da sempre portata avanti dalla maggioranza (vecchia e nuova); vedrai che è una ”bolla di sapone” che, scoppiata, non porterà che ad un nulla di fatto. Il pudore imporrebbe a Sindaco e alla maggioranza, di tenersi alla larga da toni trionfalistici sulla vicenda ma immagino che non sarà così, anzi pare che il sindaco stia facendo girare messaggi di ringraziamento a destra e manca per “la vicinanza e il sostegno”… non mi risultava essere tra gli imputati al processo eppure a leggere cosa lui stesso scrive sembra così.
E pare sempre che si sia divertito a fare dei taglia e cuci da foto carpite nottetempo dal profilo personale della figlia di Vazzana. Foto che ritraggono la ragazza, che voglio ricordare a chi dice non essere forcaiolo non risulta imputata ma semplicemente intercettata (come Castello) e testimone della difesa (come Castello) nel processo, dicevo foto che la ritraggono in compagnia anche dell’ex sindaco Ciuffreda. Peccato che la foto è appunto un taglia e cuci, nell’originale la foto ritrae l’allora Sindaco sul palco delle autorità durante il Carnevalone di chissà quale anno in posa con un nutrito gruppo di ex Tolere. Ecco penso che questo ultimo gesto di tanti altri qualifichi inequivocabilmente il signor Claudio Castello».