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'Ndrangheta e affari, la parola alla politica: «Tenere alta la guardia»

'Ndrangheta e affari, la parola alla politica: «Tenere alta la guardia»
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La scorsa settimana attraverso un nostro articolo abbiamo lanciato un allarme serio. Ovvero a Chivasso dopo dieci anni si torna a sentire alta la pressione della ‘ndrangheta finanziaria ormai considerata una «holding criminale» su cui si regge l’economia globale.

'Ndrangheta e affari

Abbiamo alzato il sospetto sulle nuove aperture e i continui passaggi di proprietà, sulle serrande che si alzano e sui nullatenenti (o quasi) che da un giorno all’altro diventano imprenditori: e dulcis in fundo ci sono sempre gli stessi personaggi «chiacchierati» che si muovono dietro ai banconi con fare da padroni.
Timori e sospetti che avevano indotto la consulta della Legalità del Comune di Chivasso a chiedere l’elenco delle nuove aperture e dei passaggi di proprietà di negozi e altre attività commerciali, tra cui bar e ristoranti, uno dei principali settori di investimento della criminalità per la rapidità in cui si può ripulire denaro.

Il commento dell'assessore Siragusa

Abbiamo chiesto un commento all’assessore alla legalità Tiziana Siragusa.
«Al momento - ci dice - non abbiamo dati oggettivi che indicano che dietro questi cambi ci sia la malavita. Certamente questa situazione va studiata e tenuta sotto controllo. Serve l’apporto delle forze dell’ordine. Al momento non sono in grado di aggiungere altro perché questi dati in se non dicono molto. E’ importate analizzarli con l’aiuto di persone competenti a da lì partire per fare le opportune valutazioni».

Il commento dell'assessore Centin

Così l’assessore al commercio Pasquale Centin: «Tutti i passaggi di mano delle licenze commerciali lasciano tracce negli uffici comunali e quindi l’amministrazione comunale vigila sugli aspetti formali. E’ del tutto evidente che l’attenzione deve essere massima ed è giusto che la politica si interroghi. Occorre sempre rispettare ruoli e funzioni. In accordo sempre stretto e virtuoso fra amministrazione comunale e gli altri poteri dello Stato».

Il commento di Cambursano

Più dettagliato il commento di Renato Cambursano, già sindaco della città ed ex senatore che a novembre sulla sua bacheca di facebook scriveva che: «Bar, ristoranti, bistrot, ecc stavano passando di mano e… In che mani, con chiaro riferimento a personaggi già saliti all’onore della cronaca cittadina».
In seguito a questo, più di un esponente politico, soprattutto un consigliere comunale del Pd lo invitava ad andare in Procura o alla Direzione Investigativa Antimafia a denunciare se sapeva. A questo replicava così. «E’ un dovere morale e civico di un cittadino comune come sono io, dei giornali locali e nazionali, e dei social media dire cosa sta avvenendo, di cosa si parla in città, anche se da parte di tanti, troppi, si fa attenzione a non farsi sentire perché non si mai. Ad altri spetta il dovere di verificare.
Bene ha fatto quindi la Consulta della Legalità, a chiedere l’elenco. E da quei fogli è emerso come molti dei miei dubbi si basassero su fatti concreti e degni di essere approfonditi».
Fa presente che fra chi ha il dovere di approfondire ci sono le Istituzioni locali e le Forze dell’Ordine unitamente alla Magistratura.
Prosegue: «Il mio pensiero corre, in queste settimane, ai primi segnali di “rigurgito mafioso” che risalgono al 2006, quando prima della campagna elettorale di quell’anno avevo puntato il dito contro i alcuni movimenti strani nella nostra città. Naturalmente fui accusato di voler “inquinare” il momento preelettorale a fini di parte. Esattamente come sta avvenendo oggi, visto che un noto esponente della sinistra commentando il mio post su FB, mi scrive che “il clamore a volte non è utile”. Gli rispondo che “il silenzio/mutismo è ciò che vogliono lor “signori’ i mafiosi” i quali invece si devono sentire braccati, intanto dall’opinione pubblica e poi dalle Istituzioni preposte. La doppia operazione “Minotauro” e “Colpo di coda”, hanno confermato come le mie “sensazioni” di 5 anni prima erano tutte vere, come mi fu poi confermato anni dopo, quando mi fu detto: “anche noi Magistrati leggiamo i giornali…”. E’ vero che le parole da me usate, non sono oggi usuali e, possono anche disturbare certi tranquilli benpensanti. Tuttavia continuerò a farlo perché è un obbligo morale verso il nostro Paese e verso noi stessi e quindi verso la nostra comunità combattere il cancro della mafia. Che non si fa solo con un corteo, o rappresentando la Città a margine di una piece teatrale dedicata proprio alla prepotenza mafiosa, ma deve essere presente ogni giorno, ogni momento. Il senso dello Stato deve prevalere sempre, anche nelle piccole cose, soprattutto quando questo comporta sacrifici, come non cercare voti da certi ambienti e da certi personaggi».
Aggiunge: «Non vorremmo mai più leggere articoli dal titolo: “Voti e favori dalla ‘ndrina. Chivasso provincia di Platì”. Spesso mi si chiede se ci sono degli anticorpi, o meglio ancora degli strumenti per isolare questi personaggi? SI! Conoscere il territorio, stare in mezzo ai propri concittadini e captare i segnali che da essi possono derivare, capire chi sono coloro che si muovono nell’ombra. In una cittadina come Chivasso, dove si sa tutto di tutti, non è difficile sapere come si sono mossi nel tempo per ottenere i risultati che hanno ottenuto dal punto di vista economico».

Conclude: «Il 26 novembre ho partecipato all’inaugurazione dell’ottavo Anno Accademico dell’Università della Legalità, organizzato dall’Amministrazione Comunale di Chivasso insieme all’Università della Terza Età. Purtroppo di cittadini di Chivasso non ce n’erano! Ma, come ha affermato un vostro giornalista: “Se i giornali locali escono con articoli che riguardano fatti di Mafia e ’Ndrangheta, il giorno dopo vanno a ruba, questo sta a dimostrare che l’interesse c’è, ma nel privato, ecco perché non si espongono in pubblico e non partecipano ad iniziative come queste”».
Conclude invitando a denunciare ciò che sta avvenendo.

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