Operazione antimafia

‘Ndrangheta e spaccio: arresti nel Torinese VIDEO

Accuse di associazione di stampo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti.

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Nelle prime ore di stamane la Squadra Mobile di Torino ed il Nucleo Investigativo dei Carabinieri del Comando Provinciale di Cuneo hanno effettuato circa 30 perquisizioni e dato esecuzione ad una Ordinanza di Custodia Cautelare emessa dal Tribunale di Torino nei confronti di 12 persone (8 custodie in carcere - 4 arresti domiciliari) ritenute responsabili di plurime condotte delittuose, fra cui quelle di associazione di stampo mafioso e di traffico di sostanze stupefacenti.

 

Associazione mafiosa: 12 arresti

da PrimaTorino.it

L’attività investigativa, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, ha consentito di disarticolare un sodalizio di stampo mafioso ‘ndranghetistico stabile nella provincia di Cuneo. Per la realizzazione della fase esecutiva odierna sono stati impiegati complessivamente oltre 200 uomini di Polizia e Carabinieri, con l’utilizzo di reparti di rinforzo del controllo del territorio e di unità specialistiche cinofile per la ricerca di droga ed armi.

Famiglia Luppino

L’attività investigativa, iniziata nell’ottobre del 2016, ha consentito di rivelare per la prima volta l’esistenza di un “locale” di ‘ndrangheta nella provincia di Cuneo, avente al vertice la consorteria mafiosa riconducibile alla famiglia Luppino, originaria del comune reggino di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) e da anni radicata nel centro della provincia cuneese. L’avvio delle indagini, che hanno sinergicamente operato, è scaturito dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Agresta Domenico, all’epoca detenuto nel carcere di Saluzzo per l’espiazione della pena di trent’anni di reclusione per l’omicidio di Trapasso Giuseppe, avvenuto nel 2008, nonché per la sua appartenenza al “locale” di ‘ndrangheta di Volpiano. A seguito delle puntuali dichiarazioni del collaboratore, circa l’esistenza di un ignoto “locale” di ‘ndrangheta a Bra, sono iniziate le attività investigative finalizzate a riscontrarne la fondatezza. Determinanti, per l’acquisizione delle fonti di prova che hanno consentito di raggiungere l’importante risultato investigativo di disarticolare la consorteria mafiosa, si sono rivelate le attività tecniche svolte dagli organi inquirenti.

Traffico di sostanze

Luppino Salvatore (al quale insieme al fratello Vincenzo è contestato il ruolo di promozione, direzione e organizzazione del locale di Bra) è stato già arrestato nel 2003 perché coinvolto nell’operazione contro la ‘ndrangheta denominata “Vangelo”, indagine che aveva consentito di svelare un fiorente traffico di sostanze stupefacenti lungo l’asse Calabria – Torino - Bra.  Il locale di Bra è risultato avere collegamento con la ‘ndrina degli Alvaro di Sinopoli. L'uomo, anche quando si trovava detenuto nel carcere di Saluzzo per scontare più condanne definitive per delitti di usura, associazione finalizzata al traffico di stupefecenti, detenzione e porto di armi e fruiva di permessi premio, manteneva i contatti con i suoi sodali e dava loro direttiveIl traffico di sostanze stupefacenti, in aggiunta alle altre tipologie dei reati fine documentati, è risultato essere tra le principali fonti illecite di guadagno del sodalizio, al punto che è stato possibile accertare l'esistenza di una vera e propria organizzazione dedita al traffico di stupefacenti collegata alla cellula di 'ndrangheta operativa a Bra.

Quasi due anni d'indagine

Nei quasi due anni d’indagine, è quindi emerso un articolato traffico di di sostanze stupefacenti (cocaina e marijuana), parte dei quali provenienti dalla Calabria grazie a Domenico Luppino, uno dei fratelli di Salvatore. Fra coloro che si sono resi responsabili del traffico di sostanze stupefacenti, si segnala Francesco De Lorenzo di Nichelino, la famiglia calabrese dei Provenzano (padre e due figli, a loro volta raggiunti da provvedimenti cautelari), i quali erano in affari con i Luppino. Di rilievo sono i contatti e gli appoggi di cui il gruppo criminale guidato da Luppino poteva godere nell’ambito delle forze dell’ordine e dell’amministrazione pubblica locale.

Forze dell'ordine e amministrazione complici

Sono stati individuati due appartenenti all’arma dei carabinieri, all’epoca dei fatti operativi a Bra, indagati per favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio aggravati dall’agevolazione mafiosa, i quali erano molto vicini alla famiglia Luppino a cui passavano informazioni riservate. E’ stato individuato altro militare dell’arma dei carabinieri, all’epoca operativo in Calabria a Villa San Giovanni, anch’egli indagato per favoreggiamento personale e rivelazione di segreti di ufficio oltre che per accesso abusivo ai sistemi informatici riservati aggravati dall’agevolazione mafiosa, il quale ugualmente offriva ai Luppino notizie coperte dal segreto. Salvatore Luppino poteva altresì contare sulla collaborazione di due appartenenti alla Polizia Penitenziaria del carcere di Saluzzo, ove egli era carcerato, i quali provvedevano a fargli avere all’interno del carcere beni vietati. Anche loro sono indagati per il delitto di corruzione aggravato dall’agevolazione mafiosa. Luppino aveva stretti contatti, anche tramite i suoi famigliari, con un appartenente alla pubblica amministrazione di Bra. Durante un permesso premio paventando possibili influenze sulle competizioni elettorali, si adopera per garantirsi l’aiuto necessario ad ottenere un lavoro al fine di poter accedere a misure alternative alla detenzione. Ne è derivata un’iscrizione per il delitto di cui all’art. 416 ter c.p. e cioè per scambio elettorale politico – mafioso.

Manifestazione "Cheese"

E’ emerso come i fratelli Salvatore e Vincenzo Luppino siano personaggi di spicco nel territorio tanto da essere percepiti come in grado di influenzare l’assegnazione dei posti in occasione della manifestazione denominata “Cheese” organizzata da “SLOW FOOD”. Una contestazione per concorso esterno in associazione di stampo mafioso è stata mossa ad un avvocato, che è risultato fare da tramite tra Luppino Salvatore ed esponenti di spicco della ‘ndrangheta. Inoltre grazie a tali contatti è emerso avere ottenuto denaro in prestito a condizioni vantaggiose ed in cambio si è offerto di effettuare una consegna in carcere ad un detenuto vicino al gruppo al di fuori delle regole carcerarie.

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