Operazione «Echidna»

’Ndrangheta: Giuseppe e Claudio Pasqua restano in carcere

Michael è libero

’Ndrangheta: Giuseppe e Claudio Pasqua restano in carcere
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Il Tribunale del Riesame di Torino ha confermato il carcere per Giuseppe e Domenico Claudio Pasqua (difesi dall’avvocato Cosimo Palumbo), arrestati nel corso dell’operazione contro la ’ndrangheta denominata «Echidna» e considerati i «boss» della locale operante a Brandizzo. Scarcerato, invece, Michael Pasqua, pugile conosciuto da tutti come «Luca Bazooka» (avvocati Gian Claudio Bruzzone e Natalia Caramellino) in quanto i magistrati non hanno ravvisato «gravi indizi di colpevolezza». Michael Pasqua, che il giorno dell’operazione si trovava negli Stati Uniti per una gara, era stato arrestato al suo rientro a Caselle, ma sin da subito si era dichiarato estraneo alle accuse.

Michael è libero

«Sono costretto a difendermi sui social - aveva scritto sui social - vengo bombardato di messaggi. (...) Non scappo da nessuno, anzi, non vedo l'ora di parlare con il Pubblicò Ministero per chiarire questa faccenda. Io non conosco nessuno delle famiglie Nirta/Pelle e non ho mai avuto a che fare con aziende autostradali, e tanto meno ho fatto minacce a persone. Io nasco da sangue operaio, mio padre mi ha insegnato che se non volevo studiare dovevo andare a lavorare, così ho sempre fatto. (...) La mafia fa schifo, tutte le mafie fanno schifo, sono una piaga sociale! E vanno lottate e combattute. Io insegno nella mia palestra che bisogna sempre avere rispetto per il prossimo sia che si vinca, sia che si perda! Io non ce l'ho con i giornali loro fanno il loro lavoro, e creano romanzi pittoreschi. Chi mi conosce un briciolo sa di cosa parlo, non esistono scorciatoie, esiste solo il duro lavoro! E la verità verrà sempre a galla!».
Revocati i domiciliari, infine, per il manager Sitalfa Roberto Fantini: il suo legale, Roberto Capra, ne aveva da subito ribadito l’estraneità ad ogni contesto criminale, contestualizzando i legami con le aziende dei Pasqua in semplici rapporti commerciali.
Questo, in estrema sintesi, il primo verdetto che nei giorni scorsi ha assestato un duro colpo all’operazione condotta giovedì 4 aprile dai Carabinieri del ROS e del Comando Provinciale di Torino.
Le indagini, condotte tra il 2014 ed il 2021 dai Carabinieri del ROS di Torino e dalla Stazione Carabinieri di Leinì, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, si sono concentrate su un’articolazione territoriale della ’ndrangheta operante tra Brandizzo, Torino e la provincia, emanazione delle ‘ndrine Nirta e Pelle di San Luca. Il tutto documentando come il sodalizio, caratterizzato dalla tipica struttura mafiosa, avesse operato con sistematico ricorso all’intimidazione nei rapporti con i concorrenti e offerta di protezione a vittime di atti estorsivi, infiltrandosi nell’economia legale del territorio attraverso aziende di edilizia e trasporti, riconducibili al gruppo criminale. Società che hanno ricevuto, almeno a partire dal 2014, commesse da appaltatori operanti nel settore autostradale e nella realizzazione delle grandi opere per svolgere lavori di manutenzione del manto autostradale e movimento terra nella provincia di Torino.
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza (il Giudice si è riservato 45 giorni) i legali preferiscono non commentare, rimarcando però come sia stata sollevata la questione dell’inutilizzabilità delle intercettazioni in quanto non messe a disposizione della difesa prima dell’udienza davanti al Riesame.

Gli appelli del PM

Nonostante lo scossone dato dalla decisione del Riesame l’impianto accusatorio ha retto, e per il prossimo 15 maggio è in calendario l’udienza sugli Appelli proposti dal PM contro l’ordinanza del GIP che non aveva disposto la custodia cautelare e altre misure per alcuni soggetti coinvolti. Tra questi Salvatore «Sasà» Gallo, 85 anni, politico di lungo corso - prima socialista e craxiano convinto poi del Pd, dove nel 2018 ha dato vita all’associazione di corrente IdeaTo - e padre del consigliere regionale uscente «dem» Raffaele Gallo, che in seguito alle polemiche si è dimesso da Presidente del Gruppo consiliare a Palazzo Lascaris facendo poi un passo indietro anche in vista delle prossime elezioni dell’8 e 9 giugno.
Gallo senior è accusato di corruzione elettorale poiché, secondo la Procura, avrebbe favorito amici e sostenitori nell’ottenere concessioni in cambio di voti. E, ancora, di estorsione: avrebbe infatti minacciato il licenziamento di un dipendente di Sitalfa che era candidato in Circoscrizione a Torino se non avesse corso con i «suoi». Infine anche di peculato, visto che per la Procura sarebbe stato in possesso di 16 tessere per il transito gratuito nei caselli della SITAF (Torino-Bardonecchia) da «distribuire» ad amici importanti (medici, giornalisti...) che così non avrebbero pagato il pedaggio di 12.80 euro ai caselli di Avigliana e Salbetrand. Tessere che avrebbe ottenuto senza averne alcun diritto. Nelle carte episodi abbastanza inquietanti, come una serie di movimenti finalizzati alla nomina di «amici» nei consigli di amministrazione delle società che contano, o ancora i contatti con dirigenti dell’AslTo4 per ottenere autorizzazioni per un centro fisioterapico di Leinì che voleva espandersi come poliambulatorio. Dopo una serie di no e autorizzazioni parziali, il via libera è comunque arrivato.

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