’Ndrangheta, la politica tace sulle dichiarazioni di Giuseppe Vazzana
Dopo che, presso il Tribunale di Ivrea di fronte al Giudice Stefania Cugge, è stato interrogato
Bocche cucite a Chivasso. Tace la politica dopo che, presso il Tribunale di Ivrea di fronte al Giudice Stefania Cugge, è stato interrogato Giuseppe Vazzana.
’Ndrangheta, la politica tace sulle dichiarazioni di Giuseppe Vazzana
Bocche cucite a Chivasso. Tace la politica dopo che, presso il Tribunale di Ivrea di fronte al Giudice Stefania Cugge, è stato interrogato Giuseppe Vazzana. L’imprenditore chivassese accusato di essere un affiliato della ’Ndrangheta nell’ambito dell’operazione Platinum. «Pino», così come lo conoscono tutti, ha ripercorso alcune delle vicende che lo vedono appunto imputato.
Ha ammesso di aver cercato l’aiuto dei politici per le sue attività, in primis per ottenere in gestione il campetto da calcio all’ex Tav e poi il bar al Bennet. Ha ricordato poi le telefonate con Linda Usai e Claudio Castello. Non ha detto nulla di così eclatante, è vero, però quelle telefonate ci sono state. Ha anche detto che a sua figlia, dopo che ha vestito i panni di Bela Tolera nel 2013, era stato chiesto di candidarsi.
Insomma non può passare inosservato questo processo soprattutto in una città che con l'operazione Minotauro aveva scoperto come la ’ndrangheta non solo avesse messo radici, ma stesse addirittura cercando di entrare (in ogni modo) a Palazzo Santa Chiara.
La situazione
Eppure come dicevamo, oggi la politica tace. Si trincerano tutti dietro a un secco no comment. Anche, anzi soprattutto, coloro che all’indomani dell’arresto di Vazzana - quando si era saputo delle telefonate - si erano scagliati contro il sindaco Claudio Castello in primis e tutti gli altri politici finiti in mezzo, da Matteo Doria a Usai.
Domenica, a margine del siparietto per le primarie del Pd (servizio a pagina 13), l’ex sindaco Libero Ciuffreda (tra i principali accusatori di Castello in merito a questa vicenda, con tanto di passaggio di Claudia Buo nelle fila della minoranza) si è lasciato scappare «Quando sarà opportuno ci saranno segnalazioni alla Procura della Repubblica. Ora non è il momento». Incalzato dalle nostre domande, ha ribadito «Non è il momento».
Bene, ormai sono anni che Ciuffreda annuncia colpi di scena, e i casi sono due: o corre in Procura e racconta tutto quello che è a sua conoscenza o la città inizierà a paragonarlo al frate che, in «Non ci resta che piangere», ripete a Massimo Troisi «Ricordati che devi morire».
«Sì, sì, mo me lo segno».
Silenzio da Claudia Buo e silenzio anche da parte di Renato Cambursano, che aspetta l’audizione di Castello a testimone rimarcando come «Non si è mai visto che un sindaco venga chiamato a testimoniare a favore di uno che è in galera».
A questo punto non resta che attendere cosa accadrà nelle prossime settimane, anche se da addetti al lavori la politica sembra più interessata a proteggere se stessa che ad attaccare un avversario.
Nelle carte della «Platinum», infatti, ce n’è per tutti, da destra a sinistra, e a prendere una posizione si rischia di fare la fine del tordo.
Notiamo poi, come nel corso dell’interrogatorio di Vazzana lo stesso abbia dichiarato di essere stato contattato telefonicamente da Castello, mentre quest’ultimo ha sempre negato di aver fatto il primo passo, ma solo di aver risposto a una chiamata. Inutile dire come le due cose siano ben diverse.