chivasso

Nel mirino della 'ndrangheta ci sono negozi, bar e ristoranti

Nuove aperture e passaggi di proprietà, serrande che si alzano nel cuore dell’isola pedonale, nullatenenti (o quasi) che da un giorno all’altro diventano imprenditori (sulla carta) e al contrario sempre gli stessi personaggi «chiacchierati» che si muovono dietro ai banconi con fare da padroni.

Nel mirino della 'ndrangheta ci sono negozi, bar e ristoranti
Pubblicato:

Nuove aperture e passaggi di proprietà, serrande che si alzano nel cuore dell’isola pedonale, nullatenenti (o quasi) che da un giorno all’altro diventano imprenditori (sulla carta) e al contrario sempre gli stessi personaggi «chiacchierati» che si muovono dietro ai banconi con fare da padroni.

Nel mirino della 'ndrangheta ci sono negozi, bar e ristoranti

Nuove aperture e passaggi di proprietà, serrande che si alzano nel cuore dell’isola pedonale, nullatenenti (o quasi) che da un giorno all’altro diventano imprenditori (sulla carta) e al contrario sempre gli stessi personaggi «chiacchierati» che si muovono dietro ai banconi con fare da padroni.
Siamo a Chivasso, una città che dopo dieci anni torna a sentire alta la pressione di quella ‘ndrangheta finanziaria ormai considerata una «holding criminale» su cui si regge l’economia globale.
Se ci sono i soldi, da fare o riciclare, lì c’è la ‘ndrangheta, e lo ha scritto anche il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel suo ultimo libro, «Complici e colpevoli - Come il nord ha aperto le porte alla ‘ndrangheta»: «Le mafie sono pronte a invadere ogni spazio lasciato vuoto nell’economia legale».

«Oggi la criminalità organizzata non ha più bisogno di sparare - si legge nella prefazione del testo che ha anche la firma di Antonio Nicaso - ha acquisito la capacità di muoversi sottotraccia, senza suscitare clamore o allarme, dilagando, apparentemente senza freni. In Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, così come in Valle d'Aosta, Liguria e Trentino, le mafie raramente sono giunte con le armi in pugno. Si sono piuttosto presentate con il volto rassicurante di figure professionali in grado di offrire servizi e soluzioni a basso costo, a partire dallo smaltimento dei rifiuti fino a una sorta di welfare di prossimità, più efficace rispetto a quello spesso carente dello Stato. (...) Si tratta di un fenomeno che ormai non si può più ignorare nella sua incontestabile pervasività: i 46 “locali” di 'ndrangheta finora scoperti al Nord, i 5 consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose e le 169.870 imprese riconducibili a contesti di criminalità organizzata dimostrano che nessuna zona d'Italia può ritenersi impermeabile alla penetrazione dei clan».
In quel libro, a dire il vero, c’è anche una pagina dedicata a Chivasso, al rapporto tra criminalità e politica, ma questa è un’altra storia.

Il caso Chivasso

Tornando agli investimenti dei «sodali» che operano su Chivasso («Minotauro» e «Colpo di coda» hanno sì creato vuoti di potere, ma bisogna ricordare che per ogni «locale» ci sono almeno 49 affiliati), i discorsi sotto ai portici sono arrivati alle orecchie anche della «Consulta della Legalità» del Comune di Chivasso, con cui l’amministrazione «Collabora, nel pieno rispetto dei ruoli reciproci, con le Forze dell’Ordine e con la Magistratura nella lotta all’illegalità, ed è compartecipe dell’azione di contrasto e di prevenzione poiché favorisce la diffusione e il radicamento di valori di legalità».
E così, la Consulta ha fatto una delle poche cose che può fare non avendo, logicamente, compiti d’indagine: ha chiesto l’elenco delle nuove aperture e dei passaggi di proprietà di negozi e altre attività commerciali, tra cui bar e ristoranti, uno dei principali settori di investimento della criminalità per la rapidità in cui si può ripulire denaro.
Pur con tutte le limitazioni del caso e gli «omissis» legati alla legge sulla privacy, da quei fogli è emerso come molti dei dubbi della «vulgata» si basassero su fatti concreti e degni di essere approfonditi da chi di dovere.
Gli esempi, sono facili da comprendere: attività che passano di mano da un giorno all’altro, dipendenti che diventano improvvisamente titolari di più locali, persone mai viste in città che in un batter di ciglia servono clienti in strutture modernizzate a colpi di decine di migliaia di euro. Senza contare chi vende decisamente sottocosto cibo o bevande, facendo «concorrenza sleale» a chi invece si spacca la schiena onestamente cercando di non arrendersi alla crisi economia e alla pandemia.

L'ex sindaco e senatore

Sul tema era intervenuto anche l’ex sindaco e senatore Renato Cambursano, che aveva chiuso una sua riflessione sui dieci anni dalla «Minotauro» con queste parole: «Cosa sta succedendo a Chivasso, oggi? In pubblico non se ne parla, non si sa mai! In privato un po’ di più, ma sempre facendo molta attenzione che non ci siano persone “terze” che ci stanno ascoltando! Pezzi importanti dell’economia reale sta passando di mano… e in che mani! Attività commerciali cambiano padrone e ciò avviene nell’indifferenza pressoché generale, come se la cosa non ci riguardasse, ed invece ci riguarda eccome».
«Non si può dire dove ci sono dei dubbi - spiega il presidente della Consulta Maria Teresa Blatto - ma vogliamo vedere se ci siano o meno tanti movimenti. Con tanti cambi di gestione vuol dire che la crisi ha mietuto vittime, c’è bisogno di liquidità e c’è spazio per usura e altre cose. Abbiamo fatto un grafico, ed effettivamente nel 2020 ci sono stati tanti cambiamenti tra licenze e nuove aperture. Fa riflettere. Abbiamo anche organizzato sportelli a cui i commercianti si possono rivolgere prima di finire nella rete della criminalità».

Seguici sui nostri canali