Omicidio Ceste, il marito escluso dall'eredità di Elena
Il giudice Carena ha firmato la sentenza di “indegnità” a carico dell'uomo.

Omicidio Ceste, Michele Buoninconti è stato escluso dall'eredità dalle moglie Elena. Come riporta LaNuovaProvincia.it
Delicata questione famigliare
Michele Buoninconti, in carcere per scontare una pena a 30 anni per l’omicidio della moglie Elena Ceste, nel giro di nemmeno un mese ha ricevuto due brutte notizie che lo riguardavano.
La prima riguarda le conclusioni delle indagini difensive che aveva commissionato nella speranza di far riaprire il suo caso e chiedere una revisione del processo. La seconda, invece, riguarda un vicenda strettamente famigliare riferita ai suoi quattro figli.
La casa di via San Pancrazio, luogo dell’omicidio
Si parla dell’eredità di Elena prevalentemente rappresentata dalla grande e bella casa di via San Pancrazio a Motta di Costigliole dove è avvenuto il suo omicidio il 24 gennaio 2014.
Alla sua morte i suoi averi sono stati andati in successione per 1/3 al marito e per 2/3 ai quattro figli. Una divisione equa fino a quando le indagini non si sono indirizzate verso l’uomo quale autore dell’omicidio; sospetti confermati e validati da tutti i gradi di giudizio.
Promessa non mantenuta
Dopo l’arresto Michele aveva dichiarato che avrebbe firmato la rinuncia della sua parte di eredità a favore dei figli ma non lo ha mai fatto costringendo il padre di Elena, cui i ragazzi furono affidati, ad intraprendere una lunga battaglia legale per far assegnare loro l’intera eredità. Assistiti come sempre dagli avvocati Tabbia e Abate Zaro che li avevano affiancati anche nel processo per l’omicidio della figlia, i Ceste hanno incassato una sentenza favorevole dal tribunale di Asti.
Il giudice firma sentenza per “indegnità”
Alla fine di febbraio di quest’anno, infatti, il giudice Carena ha firmato la sentenza di “indegnità” a carico di Michele Buoninconti. Se non verrà opposto ricorso, ai primi di giugno la sentenza diventerà definitiva e Michele sarà definitivamente escluso dalla successione dei beni della moglie a vantaggio dei figli. Le motivazioni si basano sull’art. 463 del codice civile che prevede l’esclusione per indegnità di «chi ha volontariamente ucciso o tentato di uccidere la persona della cui successione si tratta, o il coniuge, o un discendente, o un ascendente della medesima, purché non ricorra alcuna delle cause che escludono la punibilità a norma della legge penale».