Omicidio di Giusy, caccia al furgone che l’ha trasportata sul luogo del delitto
Quel «passaggio» potrebbe non essere stato il primo
«Giusy conosceva il suo assassino», «Giusy non si sarebbe mai allontanata con persone non di sua fiducia». Frasi forse banali, ma che tutti, commentando l’omicidio di Giuseppina «Giusy» Arena (avvenuto nel giorno del suo 52esimo compleanno) ripetono da ormai cinque mesi.
Omicidio di Giusy
Era infatti il 12 ottobre del 2022 quando il suo corpo venne ritrovato in un piazzale alle porte di frazione Pratoregio, ai piedi della linea ad Alta Velocità, un «non luogo» frequentato quasi esclusivamente da scambisti e legato alla prostituzione maschile.
Era a terra, accanto alla sua bicicletta, con il volto cancellato da colpi sparati da una pistola calibro 7.65.
Nessuno l’ha vista arrivare lì, nessuno ha incrociato la sua bicicletta che invece tutti conoscevano, nessuna telecamera ha catturato il suo passaggio nei cinque chilometri (sedici minuti pedalando a buon ritmo) che la separavano dalla sua casa di via Togliatti, nel cuore del Borgo Sud Est. Impossibile. Assolutamente impossibile.
E a questa conclusione devono essere arrivati anche i carabinieri del Comando Provinciale di Torino, ormai quasi certi che Giusy, a Pratoregio, quel mercoledì ci sia arrivata come «passeggera» di un furgone, resta ancora da capire se contro la propria volontà o meno.
Caccia al furgone che l’ha trasportata sul luogo del delitto
E passando al setaccio tutte le conoscenze di Giusy, anche alla luce di alcune lettere anonime finite nelle mani degli inquirenti, sarebbe anche emerso come la chivassese, in precedenti occasioni, avesse ottenuto un passaggio da un furgone, nel cui vano posteriore sarebbe stata caricata anche la sua bicicletta.
Mettendo insieme questi tasselli (e partendo come detto dall’estrema diffidenza di Giusy) si potrebbe quindi ipotizzare che l’assassino sia davvero ricercare tra la «cerchia» della donna, conosciuta in città per la sua mania di cantare (facendo nomi e cognomi) i fatti belli (pochi) e brutti (tantissimi) della sua vita.
Sul possibile movente, ad essere rimasto in piedi vi sarebbe solo quello economico, la cospicua eredità ricevuta da Giusy che comunque continuava a vivere (al limite) nel suo bilocale, con la sola compagnia di due cani e un numero imprecisato di gatti.
Se queste sono solo ipotesi, una certezza c’è: da cinque mesi c’è un assassino a piede libero.