Il caso

Omicidio Giusy Arena, da tre anni nessun colpevole

Cadute nel vuoto tutte le piste seguite dalla Procura della Repubblica di Ivrea. Ci sarà mai giustizia per una "povera donna"?

Omicidio Giusy Arena, da tre anni nessun colpevole

Sono passati tre anni da quando, nel tardo pomeriggio del 12 ottobre 2022, in un boschetto di Pratoregio, tra la linea ferroviaria ad Alta Velocità e l’autostrada Torino Milano, era stato ritrovato il corpo di Giusy Arena, uccisa a colpi di pistola nel giorno del suo 52esimo compleanno. Per quel delitto, ancora nessun colpevole.

E' il corpo di Giuseppina Arena quello ritrovato ieri sera (mercoledì 12 ottobre 2022) da un passante nei campi di Pratoregio, frazione di Chivasso. 

Omicidio Giusy Arena, da tre anni nessun colpevole

Ad oggi la Procura della Repubblica di Ivrea sembra brancolare nel buio, e l’iscrizione nel registro degli indagati del fratello Angelo, poco meno di un anno fa, è sembrata a tutti più una mossa per far vedere alla cittadinanza come l’attenzione fosse rimasta massima piuttosto che il primo passo verso la soluzione del caso.

Proprio una settimana prima del blitz dei Carabinieri nella sua abitazione di Montanaro, infatti, Angelo Arena aveva pubblicato un video chiedendo giustizia per sua sorella Giusy, uccisa proprio nel giorno del suo 52esimo compleanno.

Gli inquirenti avevano bussato alla porta di Angelo mettendo sotto sequestro la sua Dacia Duster e alcuni vestiti. Ed era proprio l’auto al centro del giallo, dato che secondo gli uomini dell’Arma sarebbe stata lavata proprio il giorno dell’omicidio.

Vi sono sempre stati dei dubbi sul come Giusy sia arrivata in quel «non luogo», frequentato da coppiette e spacciatori.

Anche per quanto riguarda i vestiti nessuno fino ad ora ha capito la mossa di Carabinieri e Procura, dato che Angelo era stato subito sottoposto allo stub per cercare tracce di polvere da sparo, esame che aveva dato esito negativo. Se fosse stato lui a sparare quei colpi calibro 7.65, qualche particella sarebbe stata trovata.

La pistola, nulla di fatto

Alcuni mesi fa era stata trovata una pistola che si pensava potesse essere collegata al delitto, ma le successive analisi hanno fatto cadere anche questa pista.

Un delitto inspiegabile

Erano le 18.18 di mercoledì 12 ottobre 2022 quando ai Carabinieri di Chivasso era arrivata la richiesta d’intervento per una donna trovata in un lago di sangue in uno spiazzo alle porte di frazione Pratoregio, ai piedi della linea ad Alta Velocità.

La prima chiamata alle Forze dell’ordine era per una «caduta dalla bicicletta», ma è stato subito chiaro a tutti che si trattasse di un omicidio.
Il medico legale accerterà poi che Giusy Arena, uccisa nel giorno del suo 52esimo compleanno, fosse morta da circa sei ore. Giustiziata con tre proiettili calibro 7.65, che non le hanno lasciato scampo

E dopo tre anni non ha ancora un volto l’autore (o gli autori) di questo terribile omicidio.

Come è possibile nonostante le indagini serrate, nonostante gli interrogatori, nonostante i sopralluoghi nel quartiere Sud Est (rivoltato da cima a fondo) che non si sia ancora arrivati  a una conclusione?

Cosa ne è stato di tutti quegli indizi svelati poco alla volta, dall’eredità ai figli segreti, alla lite con un uomo su un auto di lusso?
C’è mai stata una mezza pista seria da seguire?

La “finta” svolta

A cinque mesi dall’omicidio le indagini sembravano essere a una svolta: Giusy non sarebbe arrivata in quel luogo con la sua bicicletta, ma un furgone «bianco» l’avrebbe portata lì. Immediata la caccia al furgone, con l’ipotesi che l’assassino si dovesse ricercare tra la «cerchia» della donna, conosciuta in città per la sua mania di cantare i fatti belli e brutti della sua vita.
Ma anche questo non ha portato a nulla.

L’oblio

L’assassino di Giusy  è  in libertà, e magari sta leggendo queste righe con il sorriso di chi è certo che non pagherà mai per aver premuto il grilletto, più e più volte.

Le telecamere, costate centinaia e centinaia di migliaia di euro, pur sorvegliando sulla carta ogni angolo della città non sono riuscite ad inquadrare nemmeno per un secondo la bicicletta della donna, o il fantomatico furgone bianco, o qualsiasi mezzo che da via Togliatti possa averla portata a morire a Pratoregio.

L’ondata di sdegno che segue i casi di femminicidio si è spenta, come si sono spente le telecamere dei canali nazionali che per giorni hanno stazionato in via Togliatti. Giusy era “solo” una «poveretta», una donna che viveva sola con i suoi cani e i suoi gatti in un alloggio fatiscente.

Una donna in attesa di una giustizia che, molto probabilmente, non arriverà mai.