Omicidio Gugliotta, il 20 marzo la sentenza per l'assassino seminfermo di mente

Il 20 marzo il Giudice del Tribunale di Torino potrebbe pronunciarsi su quanto accaduto al Suk il 15 ottobre 2017.

Omicidio Gugliotta, il 20 marzo la sentenza per l'assassino seminfermo di mente
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Questa mattina la disamina sulla perizia bis eseguita sull'imputato per l'omicidio Gugliotta, ritenuto seminfermo di mente da due periti.

Omicidio Gugliotta, l'assassino è seminfermo di mente

Khalid De Greata è seminfermo di mente e il suo disturbo paranoide di base sarebbe stato amplificato dalle vicissitudini legate al suo vissuto di profugo. Ha acuito l’amarezza e la rabbia dei familiari di Maurizio Gugliotta l’esito della perizia psichiatrica bis sul ventisettenne rifugiato nigeriano che il 15 ottobre 2017, al mercato del libero scambio di Torino, ha accoltellato a morte senza un apparente motivo il cinquantunenne di Settimo Torinese, ferendo anche l’amico che si trovava con lui.

La disamina nell'udienza di oggi, martedì 12

Nell’udienza del processo di oggi, martedì 12 marzo 2019, in Tribunale a Torino, era in programma “l’esame” del prof. Gabriele Rocca di Genova, coordinatore dell’Unità di Criminologia e Psichiatria forense al Dipartimento di Scienze della Salute dell’Ateneo genovese, il consulente tecnico a cui il giudice, dott. Stefano Vitelli, lo scorso ottobre, ha ritenuto di affidare una ulteriore perizia psichiatrica sull’omicida rispetto a quella già effettuata dal prof. Franco Freilone, psichiatra forense e docente di Psicologia all’Università di Torino, il Ctu nominato dal Pubblico Ministero titolare del procedimento, il dott. Gianfranco Colace.

La sentenza è attesa il 20 marzo

La sentenza, a meno di altri colpi di scena, è attesa per mercoledì 20 marzo 2019, dopo la discussione finale delle parti, con inizio dell’udienza fissata per le 10. Com’è noto, il Pm ha chiesto l‘ergastolo per l’assassino, contestandogli l’omicidio aggravato dai futili motivi di Gugliotta e il tentato omicidio dell’amico. Richiesta cui si è associata la parte civile che rappresenta la signora Caruso e i tre figli, ma sui cui grava come un macigno l’incognita della seminfermità. Il difensore dell’imputato, infatti, ha battuto e confida proprio su quest’aspetto, ha già chiesto di non considerare l’aggravante dei futili motivi, in quanto il folle gesto sarebbe a suo dire da attribuirsi alla patologia, ha contestato anche il reato di tentato omicidio (si sarebbe trattato di tentata lesione) e ha chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche e dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato.

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