Omicidio Gugliotta, l'assassino è seminfermo anche per il secondo perito. Lo sfogo della vedova

"Dov'è il mio Stato?", lo sfogo di Carmela Caruso che ha perso suo marito senza un perché.

Omicidio Gugliotta, l'assassino è seminfermo anche per il secondo perito. Lo sfogo della vedova
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Omicidio Gugliotta, oggi - martedì 12 marzo - l'illustrazione della perizia bis sull'assassino di Maurizio, papà settimese ucciso al Suk di Torino.

Omicidio Gugliotta, una giornata cruciale

«Dov’è questo Stato?». Non usa mezzi termini Carmela Caruso, la vedova dell’uomo ucciso un anno e mezzo fa a Torino. Sarà una giornata cruciale quella di oggi, martedì 12 marzo. In un’aula del Tribunale di Torino sarà illustrata la seconda perizia psichiatrica eseguita su Khalid De Greata, il profugo nigeriano di 27 anni che, lo scorso 15 ottobre 2017, ferì mortalmente con un coltello il settimese Maurizio Gugliotta, giovane papà di 51 anni residente in via Verdi. Un delitto efferato, quello del Suk di Torino, ma soprattutto senza un perché.

L'illustrazione della perizia-bis

Così, oggi, gli avvocati e le parti in causa torneranno in aula per ascoltare l’illustrazione della seconda perizia psichiatrica richiesta dal Giudice Stefano Vitelli lo scorso 19 ottobre. Nonostante per il professor Franco Freilone, psichiatra forense e docente di Psicologia all’Università di Torino, l’assassino avesse una «capacità di intendere e volere grandemente scemata», per infermità individuata in un «disturbo psicotico», ovvero »con caratteristiche di specie paranoidi». In parole povere l’assassino è apparso al consulente tecnico incaricato come persona socialmente pericolosa, e di una pericolosità elevata, ma comunque in grado di stare in giudizio. Dunque, con una seminfermità mentale ma - al tempo stesso - con capacità di sostenere il processo. Una seconda perizia che è consistita anche in una risonanza magnetica al capo del giovane assassino, «per appurare se e quali conseguenze gli avesse lasciato un incidente stradale che ha riferito di aver subìto alcuni anni fa in patria. E ha incaricato a tal fine un altro esperto, il professor Gabriele Rocca di Genova, coordinatore dell’Unità di Criminologia e Psichiatria forense al Dipartimento di Scienze della Salute dell’Ateneo genovese: Studio 3A ha messo a disposizione come consulente di parte della famiglia il dottor David De Cori, medico chirurgo specializzato in psichiatria. Alla fine però il Professor Rocca è giunto praticamente alle stesse conclusioni del collega Freilone», come spiega lo Studio 3A che da dopo l’omicidio del Suk tutela gli interessi dei familiari del settimese.

Lo sfogo dei familiari

Delusi, profondamente, i familiari, a partire dalla vedova Carmela Caruso che insieme ai figli Daniele, Alessio e Alessandro, non hanno mai smesso di lottare per la verità e, soprattutto, per ottenere giustizia. «La nostra giustizia dovrebbe dare delle risposte, non solo a noi ma a qualsiasi persona italiana, che andrebbe tutelata, ma purtroppo noi italiani tutelati non lo siamo. Non si tratta di essere razzisti ma realisti: si fa presto a fare i buonisti se certe cose non le provi sulla tua pelle. Io non ce l’ho con nessuno, solo con chi ha ucciso mio marito: non avrà mai il mio perdono né la mia pietà e penso sia comprensibile. Per me è giusto che resti e marcisca in galera, dove sta comunque meglio di noi, di me che ho perso per sempre mio marito e dei miei figli, rimasti senza un padre e in una fase della vita in cui ne avevano estremo bisogno. Chiedo solo di avere la “mia” giustizia, ma ormai non mi aspetto molto dalla legge italiana e dal “mio” Stato, a cui pure continuiamo a pagare le tasse ma di cui sono profondamente delusa: non ha impedito ciò che è successo e non si è mai prodigato nei nostri confronti».

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