Orti abusivi, sono tornati i contadini
E i segni sono evidenti: la terra zappata di fresco, i teli di nylon ben distesi, i primi solchi.
Orti abusivi a Chivasso, sono tornati i contadini. E i segni sono evidenti: la terra zappata di fresco, i teli di nylon ben distesi, i primi solchi.
Orti abusivi, sono tornati i contadini
«Questi alberi li ho piantati io cinquant’anni fa. Dopo l’incendio ci hanno mandati via con un’ordinanza, dicendo che eravamo tutti “abusivi” ma dato che da quel foglio di carta il Comune non ha fatto più nulla, beh, sono tornato».
La terra zappata di fresco, i teli di nylon ben distesi, i primi solchi.
Siamo in via Brozola, tra quegli orti al centro di una querelle iniziata venerdì 18 aprile 2018 (a trenta giorni esatti dal rogo di cui sopra) con la firma dell’ordinanza con all’oggetto «Demolizione strutture esistenti e sgombero dei materiali oggetto di rimozione insistenti su aree di proprietà comunale, censite a Catasto Terreni al foglio 20, mappali n° 1042, 1038 e 910».
Un giro di vite «epocale», una decisione dovuta alla paura che un nuovo, possibile, incendio non si chiudesse con soli danni alle cose.
Sono passati due anni da allora, e in via Brozola nulla sembra essere cambiato. In meglio, ovviamente.
Se qualche agricoltore ha rimosso tettoie in lamiera (ed eternit) sperando di scongiurare guai maggiori, altri hanno atteso il momento propizio per tornare sui propri passi.
Gli agricoltori
«Quando ci hanno cacciati - spiega uno di loro - il Comune ha lasciato intendere di voler regolamentare l’area con lotti e casette, come lungo il Canale Cavour. Non abbiamo più visto nessuno, e se possibile il rischio d’incendio è maggiore oggi rispetto a due anni fa. Almeno non c’erano tutte queste sterpaglie».
Un problema, quello degli orti abusivi, anche «politico», in quanto nei giorni caldi dello sgombero in molti avevano dichiarato di aver ricevuto ampie rassicurazioni sul fatto che nessuno avrebbe toccato i «loro» terreni, dichiarazione impossibile da mettere in pratica.
A questo punto non resta che attendere un’eventuale mossa dell’amministrazione comunale, che ha tutto l’interesse di far rispettare una propria ordinanza, anche se «impopolare» anche tra le fila della stessa maggioranza.