Pedopornografia, arrestato il medico Andrea Micelli
Accuse gravissime per il 43enne attivo anche nello sport

Da qualche giorno, le sue pazienti e i dirigenti della società sportiva con cui collaborava non riuscivano a parlare con lui. Telefono staccato, nessuna risposta ai messaggi.
Pensavano alle ferie, visto il periodo (nonostante tutte volessero avere un appuntamento nel suo studio per essere bellissime in spiaggia), alla volontà di staccare qualche giorno magari su qualche isola esotica, dove lo smartphone si lascia in un cassetto fino al momento di ripartire.
Pedopornografia, arrestato il medico Andrea Micelli
Poi sabato 2 agosto, nelle pieghe di uno scarno quanto duro comunicato della Polizia Postale di Torino, la notizia che ha sconvolto l’intera città, ancora incredula: Andrea Micelli, 43 anni, stimato professionista specializzato in medicina estetica, medicina dello sport e dermatologia, era stato arrestato alcune settimane prima in quanto indagato per «Produzione di contenuti multimediali realizzati mediante sfruttamento di minori e detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico scaricato in rete».
L'operazione
L’operazione era stata condotta dalla Polizia di Stato di Torino, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del capoluogo piemontese: accuse pesantissime, che gli hanno aperto le porte del carcere (in attesa dei molto probabili arresti domiciliari o altre misure ancora più lievi, essendo incensurato) e che ora dovranno comunque passare al vaglio di tutti i gradi di giudizio del nostro ordinamento.
Fino all’eventuale condanna definitiva, infatti, non vi può essere la certezza che il medico sia affettivamente responsabile di quanto sostenuto dalla Procura.
Gli inquirenti sono comunque arrivati alle contestazioni al termine di una complessa attività di indagine, durata più di due anni. Curata dal CNCPO (Centro Nazionale Contrasto Pedopornografia On-line) del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, con la collaborazione del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino, l’operazione avrebbe consentito di accertare le diverse condotte tenute dall’indagato per un arco temporale di ben dodici anni all’interno delle comunità pedofile attive nel Dark Web, ambienti in cui Micelli sarebbe stato particolarmente attivo in forza della presunta garanzia di anonimato fornita dal protocollo di navigazione TOR.
Cura del dettaglio, inventiva e cautela nell’organizzazione dei passaggi dell’indagine hanno consentito agli specialisti del CNCPO, impegnati in attività sotto copertura, di sfruttare ogni traccia informatica utile per associare agli pseudonimi utilizzati un’identità certa, ottenendo in un primo momento dall’Autorità Giudiziaria di Roma, originariamente titolare dell’attività, un decreto di perquisizione locale, personale e informatica a carico del soggetto.
A seguito del sequestro e dell’analisi dei dispositivi informatici reperiti nel corso dell’attività di ricerca della prova, è stato possibile circostanziare le singole attività, in particolare la partecipazione alle comunità illecite nel web sommerso e la produzione di materiale in chat con minorenni con i quali avrebbe intrattenuto rapporti ed incontri.
Nel corso delle indagini sarebbe emerso come il quarantenne, dedito nel tempo libero ad attività sportive a costante contatto con minori in età adolescenziale, avrebbe stretto legami con altri soggetti interessati all’incessante scambio di materiale pedopornografico, oltre che nel Darkweb, anche in ambienti di chat peer to peer.
Coinvolto anche un parroco
Tra i vari contatti del soggetto vi era infatti anche un sacerdote della provincia di Brescia, don Jordan Coraglia (arrestato dagli investigatori della Polizia Postale nello scorso mese di maggio) con il quale Micelli avrebbe ideato la creazione di un gruppo a sfondo pedopornografico esclusivamente italiano, aperto al reclutamento di altri soggetti dediti alla produzione di materiale con nuovi contenuti.
Secondo le accuse, sarebbe stato quindi ideato un gruppo su Telegram su cui far circolare video e immagini a contenuto pedopornografico, sembra realizzati in zone «svantaggiate» del mondo.
La società ha preso le distanze
La società sportiva, nella quale Micelli ricopriva il ruolo di dirigente, ha preso le distanze dal suo operato. In una comunicazione alle famiglie, la società ha spiegato di essere stata all'oscuro dei fatti.