Proteste contro Salvini, il video dall'alto

Un video diffuso dai Giovani Resistenti di Settimo per ribattere alle accuse di violenza in piazza.

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Le immagini dalla contestazione al Ministro dell'Interno Matteo Salvini e della protesta dei "Giovani Resistenti di Settimo".

Proteste contro Salvini - Il video

Non si ferma l'onda lunga delle polemiche politiche, trasversali, sulla contestazione andata in scena - lo scorso 12 maggio - in piazza della Libertà a Settimo Torinese in occasione del comizio elettorale del Ministro dell'Interno Matteo Salvini. Un gruppo numeroso di circa 100 persone ha infatti contestato il vicepremier pochi istanti dopo l'inizio del suo intervento dal palco installato ai piedi del Municipio di Settimo. E' anche per questo che nelle ultime ore è stato diffuso, soprattutto attraverso i canali di Facebook, un video che riprende gli istanti della contestazione e che punta a sottolineare l'estraneità dei manifestanti a qualsiasi episodio violento contestato loro nel corso degli ultimi due giorni.

Le ragioni dei "Giovani Resistenti"

«L’intento della manifestazione è stato quello di affermare un modello di Italia diverso rispetto a quello proposto dalla retorica di Matteo Salvini. La lettura all’unisono del messaggio vuole simboleggiare la presenza nel tessuto sociale settimese di idee non conformi ai tentativi rivolti a: semplificare i fenomeni sociali fino alla loro banalizzazione; strumentalizzare l’opinione pubblica attraverso la divulgazione e l’utilizzo strategico di false informazioni; instillare la paura del diverso, diffondendo un sentimento di odio indifferenziato ed irrazionale».

Scrivono così i Giovani Resistenti di Settimo dopo la dimostrazione di piazza che li ha visti impegnati, domenica pomeriggio, in occasione del comizio di Salvini.

Un fazzoletto contro il Ministro e le sue politiche

Sono quindi gli stessi protagonisti della dimostrazione di piazza a spiegare le proprie ragioni attraverso un lungo comunicato stampa diffuso subito dopo l'evento.

«Un fazzoletto sventolato da ogni manifestante riporta la scritta “-1”: in una politica ormai interessata solamente ai sondaggi e alla ricerca di un consenso acritico, i manifestanti esprimono il desiderio di non essere inclusi all’interno del mantra dei “60 milioni di Italiani”, di cui si sente rappresentante, senza riserva, il Ministro dell’Interno», sottolineano. «I partecipanti alla manifestazione sono alcuni giovani settimesi che, spontaneamente e tramite il passaparola, si sono uniti riconoscendosi sotto un’unica grande bandiera, la nostra Costituzione. Nella Carta fondamentale non si leggono paura e odio, ma legalità, valorizzazione della diversità, inclusione, e rispetto dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di espressione».

Rispetto dei valori e condivisione

«Nel rispetto di questi valori di fondo - conclude la nota diffusa dai Giovani Resistenti dopo la rimostranza -, la manifestazione di oggi raccoglie al suo interno molteplici anime distinte e vuole essere completamente apartitica e slegata dalle preferenze elettorali di ciascuno dei partecipanti. Nessuna rimostranza è rivolta ai cittadini settimesi che decidono liberamente di accogliere la proposta politica di un candidato sindaco piuttosto che un altro». Perché il gruppo dei manifestanti ha deciso di affidare a un comunicato stampa condiviso qualsiasi tipo di rapporto con gli organi di informazione. Per evitare qualsiasi tipo di strumentalizzazione, come scrivevano nel tam tam generale prima dell’evento di domenica.
«Amore per l’Italia - chiudono - , amore per Settimo e per la storia dei suoi abitanti significa - per chi partecipa - apertura, inclusione, rispetto della diversità, tutte regole fondamentali poste alla base della nostra società e riconosciute dalla nostra Costituzione. Nel rifiuto dell’idea di Italia proposta dalla retorica salviniana, oggi noi diciamo “quando pensi di parlare a nome di tutti gli Italiani, per ognuno di noi, conta meno uno!”».

Commenti
Aldo

Contro la becera propaganda popolar-sovranista si levano i giovani resistenti contro il ritorno di derive nazionalistiche che tanto male hanno fatto all'Italia e all'Europa tutta.

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