Riciclaggio: arrestato 40enne, indagata la moglie

Nei giorni scorsi, il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino ha arrestato un quarantenne colto nell’atto di prelevare da un conto, già oggetto di indagine, un’ingente somma di denaro di provenienza illecita

Riciclaggio: arrestato 40enne, indagata la moglie
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Nei giorni scorsi, il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino ha arrestato un quarantenne colto nell’atto di prelevare da un conto, già oggetto di indagine, un’ingente somma di denaro di provenienza illecita

Nei giorni scorsi, il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Torino ha arrestato un quarantenne colto nell’atto di prelevare da un conto, già oggetto di indagine, un’ingente somma di denaro di provenienza illecita.
L’attività, nata e conclusasi in meno di 24 ore, è scaturita dalla denuncia presentata presso la Sezione Polposta di Asti da un’azienda piemontese vittima di una frode informatica denominata “Man in the middle”.
Questo tipo di fenomeno criminoso è uno degli attacchi più comuni perpetrati dagli hacker ai danni degli operatori economici che intrattengono rapporti commerciali online: il malfattore si inserisce clandestinamente all’interno delle conversazioni le quali, solitamente, avvengono attraverso scambi di email tra le aziende interessate ed acquisisce informazioni sui pagamenti della forniture o sulle transazioni finanziarie di qualunque tipo.
Successivamente, utilizzando un indirizzo e-mail pressoché identico a quello realmente in uso all’azienda venditrice, trae in inganno il debitore inducendolo a indirizzare il pagamento pattuito verso uno specifico conto corrente, appositamente creato per incassare il provento illecito.
In questo caso, l’azienda italiana, a fronte dell’invio di una consistente quantità di merce ad una ditta cilena con cui intratteneva di prassi rapporti commerciali, era in attesa di ricevere il pagamento di circa 37.500€ tramite bonifico internazionale, mai pervenuto a causa del dirottamento operato dai criminali su un conto apocrifo. Infatti, attraverso un indirizzo di posta elettronica quasi simile a quello in uso all’azienda italiana, il partner commerciale sudamericano è stato indotto a ordinare l’esecuzione della transazione su un conto differente rispetto a quello legittimo.
Individuato il conto destinatario del bonifico, gli operatori del Compartimento hanno ricostruito i movimenti del denaro, monitorando i numerosi prelievi che avvenivano in diverse tranches presso svariati uffici postali di Torino.
Durante uno di questi prelievi, è stata individuata la presenza del sospettato in una filiale torinese, anche grazie alla collaborazione con Poste Italiana S.p.a.
Il soggetto, cittadino camerunense, è stato fermato allo sportello dagli investigatori nell’atto di prelevare denaro dal conto monitorato: in tasca aveva già 4.000€ in contanti, mentre una buona parte della restante somma indebitamente ricevuta era stata oggetto di versamento su un conto intestato alla moglie, così da occultare le tracce della provenienza illecita. Il soggetto è stato tratto in arresto per riciclaggio ed è attualmente sottoposto su ordine del GIP presso il Tribunale di Torino alla misura della custodia cautelare in carcere.
Attraverso la successiva perquisizione locale a suo carico, è stato possibile accertare anche il coinvolgimento della moglie, che a sua volta deteneva gran parte del denaro già trafugato il giorno precedente: la stessa è stata indagata in stato di libertà per ricettazione.
L’indagine della Polizia Postale, oltre ad assicurare in tempi brevi i colpevoli alla giustizia, ha consentito di recuperare interamente la somma frodata sequestrando circa 21.500,00 euro in contanti e 15.000 euro giacenti sui conti intestati ai coniugi, già bloccati cautelativamente.
Il “Man-In-The-Middle” è uno degli attacchi hacker più comuni e diffusi da cui gli imprenditori possono difendersi anche senza la necessità del possesso di particolari competenze informatiche ma ricorrendo a prudenti accortezze dettate, principalmente, dal buon senso. Sarebbe, infatti, utile chiedere conferma al proprio interlocutore (magari ricorrendo a una semplice telefonata) per verificare se l’Iban comunicato sia genuino o se l’indirizzo mail dal quale è pervenuta la comunicazione appartenga effettivamente al partner commerciale.

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