Sette giorni in barella: il Pronto soccorso è da incubo
La testimonianza: «Prendersela con il personale è sbagliato, sono tutti stremati»
«Immaginate come possano essere passate le notti, tra uno che urlava “muoio” e uno che gridava “mamma”». Rosa, lunedì 13 gennaio, ha chiamato la nostra redazione per raccontarci cosa stava vivendo al Pronto Soccorso dell’ospedale di Chivasso, dov’era stata ricoverata per un’infezione a un rene. Sette giorni in barella, spostata come un pacco fino a quando ha trovato la forza di reagire e di dire basta, sette giorni a pregare per un ricovero che non è mai avvenuto. Poi dimessa, dopo aver segnalato il suo caso anche alla Direzione Sanitaria, con l’obbligo di tornare ogni giorno in ospedale per essere sottoposta a una cura antibiotica. Adesso almeno è tornata a casa.
Sette giorni in barella: il Pronto soccorso è da incubo
«Quando ho visto la nefrologa le ho chiesto se finalmente avessero trovato una soluzione, e lei candidamente mi ha risposto che non aveva idea di cosa stessi dicendo. Mi ha detto che mi avrebbero dimessa e che assolutamente la decisione non era un ripiego legato alla mancanza di posti letto».
Torniamo indietro di una settimana.
«Sono arrivata al Pronto Soccorso con la febbre alta da tre giorni, legata a una brutta infezione a un rene. Non c’era posto in reparto, e quindi mi hanno messa su una barella in attesa di ricovero».
Com’era la situazione al Pronto Soccorso?
«Eravamo tutti ammassati nel corridoio, anche in maniera un po’ ridicola perché le barelle erano spostate in continuazione. Stufa di essere sballottata ho insistito affinché mi tenessero ferma perché se no mi spostavano in continuazione. Ho detto chiaramente: “Non mi muovete di qui fino a quando non mi trovate un posto in reparto”».
È riuscita a riposarsi?
«Dormire è impossibile in quelle condizioni».
Veniamo al personale.
«Tutti gentilissimi. Se avessi sentito qualcuno prendersela con loro sarei intervenuta. Il lavoro è stressante, vanno avanti e indietro senza tregua, e se non portano un bicchier d’acqua dopo che è stato chiesto è solo perché nel frattempo devono fare altre mille cose».
Lei ha parlato anche con la Direzione Sanitaria?
«Sì. Mi hanno detto che non avevano posti, né a Chivasso né in altri ospedali, e che se se ne fosse liberato uno mi avrebbero trasferita, magari a Ciriè. Per me sarebbe stato un disastro... È venuto a parlarmi anche il direttore del Pronto Soccorso: mi ha chiesto scusa e mi ha ribadito come non ci fossero posti, e per questo si erano “accollati” il mio ricovero».
La denuncia dei sindacati
Che al Pronto Soccorso di Chivasso si viva una situazione di caos ormai, purtroppo, quasi non fa notizia. Eppure i numeri descrivono una situazione non peggiore degli altri ospedali dell’AslTo4, che a quanto pare riescono a reggere meglio quelle situazioni di «iperafflusso» che si ripetono anno dopo anno e sono ampiamente prevedibili.
«Nulla di nuovo - scrive la segreteria del NurSind Piemonte - il momento che è ormai un appuntamento fisso e certo, mette come sempre in grave difficoltà i Pronto Soccorso e tutta la rete ospedaliera, oltre che gli operatori sanitari che ci prestano servizio. È chiaro che le misure adottate non sono sufficienti a dare risposte adeguate e che mancano pezzi del sistema deputati a darle. Ancora una volta, il personale che non si deve mai smettere di ringraziare, si trova a fronteggiare un numero eccessivo di pazienti da assistere, ai quali, in molti casi, non è possibile poter garantire un’assistenza sicura e dignitosa.
Ancora una volta, la prima linea, dall’emergenza territoriale che vede incrementare domanda e missioni di lieve entità rispetto all’anno precedente, insieme ai pronto soccorso garantiscono una presa in carico a tutto e a tutti. Pronto soccorso che si trasformano spesso in reparti di degenza con 60, 70 e anche 90 pazienti in alcuni casi, spesso anziani, in attesa di posti letto e gli stessi reparti di degenza che si riempiono ed hanno difficoltà a dimettere, incidendo su altre attività, oltre che all’adeguatezza dell’assistenza.
Per chi ci chiede quale sia la situazione, diciamo che non ci sorprende se anche quest'anno si ripete una situazione prevista e prevedibile e non sorprende neanche il personale, impegnato come sempre a fronteggiare la situazione con la massima professionalità. Servono modifiche e proposte strutturali del sistema che ancora non arrivano, altre potrebbero essere affrontate con maggior rigore e impegno che qualche volta vengono a mancare. Su questo lanciamo un appello all’assessore Federico Riboldi affinché si ponga la giusta attenzione a questo tema e si cominci a pensare a soluzioni in grado di incidere.
Se le liste di attesa sono un problema per i cittadini, quello della domanda inappropriata all’emergenza territoriale e all’iperafflusso nei Pronto Soccorso non è certamente da meno e deve rientrare tra gli obbiettivi prioritari della regione e delle aziende poiché basta poco che situazioni a limite come quelle che si vivono si trasformino in vere e proprie emergenze di difficile gestione.
Sarebbe semplice per noi denunciare situazioni di estrema criticità che non sono cambiate rispetto agli anni precedenti ma ci teniamo a dire che anche in condizioni difficili, in questi servizi operano professionisti che non fanno mancare il loro impegno, la loro disponibilità oltre che la grande professionalità e che fanno il possibile per evitare criticità, circostanza indipendente dalla loro volontà. Ed è questa una certezza per i cittadini».
«Criticità - aggiunge Giuseppe Summa, del NurSind Torino - che non sono mancate e continuano ad essere presenti anche presso le strutture dell'ASL TO4, dove la situazione maggiormente critica come tutti gli anni è segnalata a Chivasso.
Mercoledì 8 gennaio si registrava un completo di circa 100 pazienti, moltissimi dei quali in attesa di ricovero da diversi giorni (un paziente addirittura dal 30 dicembre 2024).
A fine anno avevamo chiesto alla Direzione Generale un incontro in quanto estremamente preoccupati per la mancata predisposizione di un piano per il periodo influenzale che negli ultimi anni veniva inviato e condiviso con le organizzazioni sindacali, ma purtroppo non siamo stati ascoltati. Sempre mercoledì abbiamo chiesto un intervento all'uscente dottoressa Rita Ippolito della Direzione di Presidio di Chivasso e al momento sembrerebbe essere scongiurata una riduzione dell'attività chirurgica, nonostante la situazione resti comunque critica. Auspichiamo che con l'arrivo della nuova Direzione, qualcosa possa cambiare, come ci aspettiamo interventi dal nuovo e fresco di nomina Direttore di Dipartimento d'Emergenza dell’Asl To4, Paolo Franzese».
Influenza e... picco
Riferisce Paolo Franzese, Direttore del Dipartimento di Emergenza dell’ASL TO4: «L’incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 ha un impatto minimo sui Presidi Ospedalieri dell’ASL TO4 (complessivamente, lo scorso 10 gennaio i casi di positività al test per il SARS-CoV-2 erano pari a 10). Per quanto riguarda l’influenza, si è verificato il picco nella prima settimana del mese di gennaio, che ha determinato un aumento delle persone con patologia respiratoria e relative complicanze con necessità di ricovero che hanno avuto accesso ai Pronto Soccorso aziendali. Situazione che persiste tuttora e che andrà lentamente normalizzandosi nelle prossime due settimane».
E' una brutta situazione che si protrae da parecchi anni ormai. Avrebbero dovuto costruire un nuovo ospedale dove ora c'e' il Bennet e gli altri. In questo caso pero' il Comune non avrebbe incassato gli oneri di urbanizzazione.