Sputa contro una guardia e rovescia una bottiglia d’acqua sugli infermieri
La denuncia del sindacato Nursind: «Servono nuove misure per la sicurezza»
Dopo aver giudicato troppo lunga l’attesa di un parente al Pronto Soccorso, lancia una bottiglia d’acqua contro gli infermieri del triage, al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Chivasso, e poi sputa in faccia alla guardia intervenuta per cercare di calmare gli animi.
Violenze sui sanitari
Questo è solo l’ultimo degli episodi di violenza ai danni del personale sanitario, che ora chiede più tutele «concrete» che vadano oltre ai «braccialetti elettronici» da indossare durante i turni e da usare per chiedere aiuto in caso di emergenze e aggressioni.
«Leggere del braccialetto - dichiara Francesco Coppolella, segretario regionale del NurSind - mi ha fatto un po’ senso e francamente mi ha intristito parecchio perché sta diventando veramente surreale questa situazione. Veramente siamo arrivati al punto di mettere un braccialetto al personale sanitario? Abbiamo un serio problema in Italia allora che dovrebbe imporre alla politica scelte e azioni più complesse rispetto alla sola e legittima richiesta degli operatori di garantire la sicurezza.
Si sta creando una preoccupante frattura sempre più complicata da ricucire e non è così insolito leggere sui social “si vede che se lo meritavano”, alle notizie che giornalmente si leggono.
Una frattura con i cittadini con i quali invece dovremmo essere alleati e chiedere insieme a loro condizioni di lavoro dignitose per garantire una assistenza dignitosa.
Spiace che, a seguito di politiche che hanno devastato il sistema sanitario, siamo individuati noi come i nemici da insultare o da aggredire.
Lo Stato deve far sentire la sua presenza assicurando la giusta sicurezza al personale per poter operare in tranquillità ma deve essere in grado di fare di più, come ad esempio domandarsi perché dagli applausi sui balconi si è passati ad un preoccupante incremento degli schiaffi in ospedale.
Quello che deve far riflettere è il perché siamo arrivati a questo punto. Militari, arresti pulsanti, telecamere e adesso braccialetti. C è qualcosa che non va. Per carità siamo i primi a chiedere misure rassicuranti, pene esemplari e presidi fissi ma non credo basti questo, non vorrei trasmettessimo e alimentassimo sempre più incertezze mentre invece abbiamo bisogno del contrario. Certezze che purtroppo vanno garantite con azioni che non ci sono e non si vedono. Credo che lo stato con le sue non azioni, abbia per primo delegittimato i suoi operatori sanitari che adesso difende con strumenti atti a curare il sintomo e non la malattia.
Quindi ad un operazione ospedali sicuri per garantire la sicurezza degli operatori ne faccia seguire una altrettanto importante che garantisca condizioni di lavoro dignitose. Non possiamo essere noi il parafulmine di uno Stato che non investe sulla sanità e sui i suoi professionisti».