«Dimenticando» Usai e Doria

«Su Pino Vazzana il sindaco non ha detto la verità»

Buo, Ciuffreda e Cambursano lanciano un affondo contro Castello

«Su Pino Vazzana il sindaco non ha detto la verità»
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Rompono il silenzio Claudia Buo, Libero Ciuffreda e Renato Cambursano, espressione della lista civica LiberaMente, sui legami fra la ‘ndrangheta e la politica. Lo rompono dopo che su queste pagine abbiamo pubblicato un articolo in cui ci stupivamo del silenzio politico a seguito delle dichiarazioni fatte in aula da Giuseppe Vazzana, imprenditore arrestato nell’operazione Platinum. Pubblichiamo parte della loro lettera da cui comunque non emergono altri elementi al di fuori di quello che contengono le carte giudiziarie. Resta valido l’invito a presentarsi in Procura nel caso ci siano davvero le novità annunciate...

La lettera

«Ciò che abbiamo letto la scorsa settimana sul vostro giornale lo dice espressamente: “La politica sembra più interessata a proteggere sé stessa che ad attaccare l’avversario”: parola da “addetti ai lavori”. Se quanto scritto voleva essere una “provocazione” utile a stimolare una risposta, eccola.

Con questo scritto ci rivolgiamo direttamente ai Chivassesi ricordando loro che sin dal primo giorno in cui si è appreso, leggendo l’ordinanza del Tribunale di Torino sull’operazione definita “Platinum Dia”, che durante il ballottaggio per le elezioni del Sindaco, il candidato Claudio Castello il 12 giugno 2017 telefonava a Giuseppe Vazzana (...) con una richiesta esplicita di continuare a fornire il proprio supporto, con queste parole precise: “Adesso però devi vincere, eh Pino…”. E Vazzana, detto Pino, gli assicurava l’impegno proprio e di altre persone…
Sia in allora che ora ci chiediamo: ma chi doveva vincere: il candidato Castello o Pino o entrambi?
Riportammo anche un altro passo dell’Ordinanza, quando Castello era poi già stato eletto sindaco, e più precisamente là dove la Magistratura scriveva: “Dalla seguente conversazione del 12 luglio 2017 a competizione elettorale, del resto appare evidente come Giuseppe Vazzana sia legato al sindaco di Chivasso da un’amicizia di vecchia data, che gli consente di instaurare con quest’ultimo un canale di comunicazione privilegiato rispetto al resto della cittadinanza e di sottoporgli le proprie esigenze in maniera più snella ed informale.

A seguito di questo incredibile “quadro dipinto” dalla Magistratura di Torino, abbiamo poi rilasciato interviste, perché si trattava di una vicenda nefasta per l’intera Comunità Chivassese, una vicenda che ha proiettato, purtroppo, la nostra città indietro di 10 anni, all’epoca di “Minotauro” e “Colpo di Coda”. Chivasso è stata definita da testate giornalistiche, un “buco nero”, e su un importante settimanale, L’Espresso, un titolo devastante “Voti e favori dall’Ndrina – Chivasso provincia di Platì”. Siamo stati noi gli unici a dissociarci subito pubblicamente da tale “definizione”.

Non ci siamo, però, fermati alle dichiarazioni e agli scritti. Siamo andati oltre: la consigliera Claudia Buo è uscita dalla maggioranza guidata da chi telefonava a Vazzana, ponendosi all’opposizione; i nostri comportamenti sono sempre stati coerenti e lineari al punto di non sostenere la ricandidatura di Castello a sindaco, anzi a porci in alternativa, candidando a Sindaco Claudia Buo, e Lino Ciuffreda Capolista di “LiberaMente per Chivasso”, mentre i partiti di sinistra - Pd e Sinistra ecologista - si sono “turati il naso” e voltati dall’altra parte (e con loro Marco Marocco e Bruno Pasteris), sostenendo Castello.

In altre parole noi la faccia l’abbiamo messa sin da subito e abbiamo continuato a farlo.

In conclusione, se ci sono tre persone che non si sono mai tirate indietro su questa battaglia di civiltà e di onestà intellettuale e morale, queste sono i sottoscrittori di questo comunicato e se abbiamo deciso di non commentare quanto sta accadendo in Tribunale ad Ivrea è perché riteniamo che leggendo quanto riportato virgolettato dai giornali e confrontandolo con le dichiarazioni fatte nel tempo dal sindaco Castello, ci sia materiale sufficiente per inguaiarlo ulteriormente, ma che questo spetti alla Magistratura. Noi, per ora ci limitiamo a dire che non si era mai visto che un sindaco venga chiamato a testimoniare dalla difesa di uno che è in galera da 22 mesi, se non che l’amicizia era davvero stretta.
Intanto alcune conferme di quanto da noi sempre evidenziato: la prima è che il sindaco non ha detto la verità e non è un “ingenuo” come ha tentato di accreditarsi.
Castello ha sempre sostenuto che fosse stato Vazzana a contattarlo per il bar Nimbus – ora chiuso da mesi! - mentre suo “amico” Pino dice chiaramente, davanti ai Giudici, che: “Un giorno, durante una partita, quando Castello era ancora assessore (con tutt’altre deleghe aggiungiamo noi), mi disse che c’era l’opportunità di un grosso insediamento commerciale e che in quell’insediamento si sarebbe dovuto aprire un bar. Mi mise in contatto con chi si occupava di questo”.
Insomma uno spazio ottenuto, a dire del Vazzana (e come si era letto nell’ordinanza del Tribunale, per il ruolo svolto da Castello, “il quale si è molto prodigato, affinché questa operazione di assegnazione andasse a buon fine”) che aggiunge: “La questione assume notevole rilevanza posto che, sempre per quanto appreso dalla conversazione captata durante la campagna elettorale che ha preceduto le elezioni del giugno 2017, emerge come il primo cittadino si sia interessato per far assegnare l’unico spazio con destinazione uso bar” presso il Parco Commerciale Bennet».

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