Truffa, chiuse le indagini per Matteo Cena
Vendeva polizze "tarocche" per far risparmiare automobilisti del Sud Italia
Vendeva polizze "tarocche" per far risparmiare automobilisti del Sud Italia
Sono state chiuse le indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Chivasso, insieme ai colleghi del nucleo investigativo di Torino e della compagnia di Castellamare di Stabia, che hanno portato a smascherare un'associazione criminale dedita alle truffe assicurative.
Nei guai sono finite undici persone tra cui il trentacinquenne Matteo Cena, residente a Caluso ma molto noto a Chivasso per aver lavorato a lungo come agente assicurativo alle dipendenze di diverse compagnie, e il viucese Marco Salamon agente in una filiale di Venaria Reale. Con loro sono state denunciate quattro persone tra cui la coppia formata da Giovanna Schiavone e Antonio Moscolo entrambi cinquantaduenni e residenti a Volpiano. Qualche mese dopo, le manette erano scattate per quattro persone residenti nel napoletano.
I militari scoprirono che qualcosa non andava nel 2014 quando facendo un arresto, si accorsero che il tagliando posto sulla vettura aveva il nome corretto ma i dati anagrafici diversi del proprietario. Di qui partì l'ordine di perquisizione nell’ufficio di Salamon dove gli investigatori sequestrarono 150 polizze con dati falsificati.
Cena, in qualità di ex agente, aveva nella sua disponibilità centinaia e centinaia di documenti d’identità, carte di circolazione e attestati di rischio provenienti da pregresse collaborazioni lavorative con alcune compagnie di assicurazioni, sarebbe stato proprio lui a falsificare le copie dei documenti da allegare alle polizze fornendo residenze diverse da quelle originarie. Sostanzialmente ad automobilisti residenti nella provincia di Napoli venivano applicate le tariffe di utenti residenti in provincia di Torino. Inoltre sembrerebbe anche che in alcuni casi i premi versati dai clienti non sarebbero stati mandati alla compagnia assicurativa ma intascati dai componenti del gruppo, lasciando senza copertura gli automobilisti, ovviamente a loro insaputa. Non solo, in base alle indagini Salomon stampava le polizze contraffatte con indicato un importo superiore, ciò gli permetteva di appropriarsi di un ulteriore somma di denaro oltre alla provvigione.