Usano un disabile come bancomat

In manette Bruno Cosmano, già identificati i suoi compari.

Usano un disabile come bancomat
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Usano un disabile come bancomat. E' accaduto a Chivasso. La banda riusciva a  farsi consegnare, ogni settimana, fino a 300 euro.

Usano un disabile come bancomat

Sulla carta Luca ha cinquant’anni, ma la sua mente è quella di un ragazzo, forse di un bambino. Lavora in una scuola, si occupa di piccole incombenze, nel pomeriggio lo si può incontrare mentre passeggia in via Torino o in via Favorita, diretto al cimitero dove riposano tutti i suoi cari.
Luca, infatti, è solo al mondo. Ha perso i genitori, ha accompagnato nell’ultimo suo viaggio anche una zia, ma gli è rimasta una (cospicua, molto cospicua) eredità che ha iniziato a far gola a quel sottobosco di disperati che bazzica sotto ai portici di Chivasso alla ricerca di potenziali vittime.

La vittima

Da più di un anno, infatti, Luca era finito nella rete di una serie di personaggi già noti alle cronache per vari reati, dalla droga alla ‘ndrangheta, che hanno iniziato ad usarlo come «bancomat» con continue, assillanti, richieste economiche.
Nessuna violenza, con lui non ne avevano nemmeno bisogno, solo un pressing costante, vigliacco, a cui Luca non aveva la forza di reagire.
Nel tempo ha trovato comunque la forza di chiedere aiuto ai carabinieri di Chivasso, coordinati dal Capitano Luca Giacolla, che valutata la serietà e gravità della situazione ha affidato il caso ai militari della Sezione Operativa, guidata dal Luogotenente Leonardo Luchena. I carabinieri sono diventati così gli angeli custodi di Luca, e giovedì sono entrati in azione con un intervento che resterà a lungo nei ricordi dei chivassesi.

L'arresto

Nel pomeriggio del 4 luglio, infatti, i militari hanno arrestato uno dei vari «stalker» di Luca, uno di quelli che ogni settimana gli chiedeva dai cento ai trecento euro. Si tratta di Bruno Cosmano, classe 1977, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, che ha tentato una disperata quanto inutile fuga che si è conclusa contro una colonna nei pressi di piazza Carletti. Dopo aver aggredito e picchiato due carabinieri (comportamento che gli è valsa l’accusa anche di violenza e resistenza), Cosmano si è infatti scagliato da solo contro una colonna dei portici, tanto da rendere necessario il suo successivo trasferimento in ospedale per le cure del caso.

In caserma

Luca, in caserma, ha poi messo nero su bianco i suoi mesi passati nell’angoscia, tra uomini che lo fermavano sotto casa, al bar, suonavano alla porta o lo raggiungevano anche al cimitero.
Bruno Cosmano, invece, difeso dall’avvocato Maria Rosa Barolo, davanti al giudice Ombretta Vanini ha chiesto scusa ai carabinieri, un pentimento tardivo che però non gli è valso nessuno sconto. Dopo l’udienza di convalida, infatti, l’uomo è stato messo ai domiciliari.
Le indagini, comunque, non sono finite, ed è molto probabile che nelle prossime settimane i carabinieri completino l’identificazione di tutti coloro che in questi mesi si sono approfittati della fragilità di un uomo che dovrebbe solo essere protetto.

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