Vaccini in casa di riposo a parenti e amici, il presidente: "Non ne so nulla"
Le parole di don Giuseppe Accurso.
Vaccini in casa di riposo a parenti e amici, il presidente don Giuseppe Accurso spiega: "A seguito di richiesta pervenuta dal Sindaco di Casalborgone, la nostra Fondazione precisa di non aver ricevuto alcun riscontro".
Vaccini in casa di riposo a parenti e amici
«Siamo stati creati dalle mani della Verità ma a causa del peccato siamo stati gettati nei giorni della vanità».
Per raccontare una storia di «furbetti» partiamo da Sant’Agostino , che proprio alle tentazioni aveva dedicato molti suoi scritti.
La «vanità», in questo caso, sta nel non aver resistito al pubblicare l’immancabile «selfie» (questi almeno Sant’Agostino se li è scampati) dopo aver ottenuto un vaccino di cui non si aveva proprio tutto il diritto.
E’ stata proprio una serie di immagine pubblicate su Facebook, ed altri social network, a far partire un’indagine che avrà sicuramente un effetto bomba sul tessuto sociale di Casalborgone, dato che a finire nei guai è stato anche il parroco don Giuseppe Accurso nel suo ruolo di presidente pro tempore della RSA «Rippa Peracca» di Casalborgone.
Le voci, in paese, circolavano da tempo, ma sono diventate macigni con la notizia della deposizione in Procura ad Ivrea (guidata dal Procuratore Capo Giuseppe Ferrando) delle risultanze investigative sviluppate dai carabinieri dei NAS di Torino (in collaborazione con i colleghi di Casalborgone al comando del Maresciallo Americo Celani) sulle vaccinazioni eseguite all’interno della struttura per anziani che hanno portato all’individuazione di 18 casi «indebiti».
Nello specifico, i carabinieri hanno sottoposto all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria la posizione dei dirigenti della struttura – direttore di struttura (Giovanni Viarengo), direttore sanitario (Alice Pluderi) e presidente dell’associazione che gestisce la struttura (don Giuseppe Accurso, parroco di Casalborgone e San Sebastiano da Po) – ritenuti responsabili di aver consentito «tramite raggiri», la sottoposizione al vaccino non solo agli ospiti e al personale sanitario lì in servizio, ma anche a soggetti risultati totalmente estranei.
In alcuni casi i soggetti vaccinati avrebbero giustificato la priorità acquisita mediante l’iscrizione ad una associazione di volontariato locale attiva all’interno della Rsa, ritenendo pertanto di poter rientrare tra le categorie aventi diritto specificate da recenti direttive regionali in materia. I carabinieri, però, hanno al riguardo accertato come, in virtù delle disposizioni vigenti sulle misure di contrasto e contenimento dell’emergenza epidemiologica, l’accesso a tali associazioni fosse proibito già da più di un anno.
In altri casi ancora, i soggetti da vaccinare sono stati selezionati tra i parenti dei dirigenti della struttura, dirigenti ora in pensione, o semplici concittadini (anche volontari in parrocchia) che potevano vantare una conoscenza diretta con i responsabili e ne hanno fatto richiesta.
Sono complessivamente 21 le persone denunciate tra dirigenti di struttura e cittadini (molti dei quali attivi in parrocchia e in altre associazioni del paese) che indebitamente hanno ottenuto il vaccino, sia della prima che della seconda dose entrambe inoculate nel corso dello scorso mese di gennaio.
La replica della Rsa
La replica della «Rippa Peracca» arriva con una nota firmata da don Giuseppe Accurso:
«A seguito di richiesta pervenuta dal Sindaco di Casalborgone, la nostra Fondazione precisa di non aver ricevuto alcun riscontro rispetto alle notizie che la riguardano e che sono state oggetto di diffusione mediatica negli ultimi giorni in tema di piano vaccinale.
Certi della trasparenza e della correttezza delle nostre azioni - ed al contempo sorpresi ed amareggiati dalle modalità comunicative fin qui adottate - attendiamo fiduciosi gli eventi, riponendo la nostra completa fiducia nella Magistratura ed auspicando di poter essere presto interpellati. Nel frattempo continueremo a dedicarci con la dedizione e l'impegno consueti alle attività della Fondazione».