Voleva ammazzare un suo coetaneo, arrestato
Un 17enne di Verrua ricoverato in prognosi riservata per una coltellata all’addome
«Vini qui, dobbiamo parlare». Sono queste le ultime parole sentite da Marco (nome di fantasia), 17 enne residente con la famiglia in una grande cascina di Verrua Savoia, prima di ricevere una coltellata all’addome che solo per un miracolo non ha posto fine alla sua giovane vita.
Voleva ammazzare un suo coetaneo
I riferimenti, banali ma immediati, sono alla morte di Christopher Thomas Luciani, 16 anni, il ragazzo di Pescara ucciso con 25 coltellate nel parco Baden Powell. Ma questa, anche per il movente, è tutta un’altra storia.
Siamo a Livorno, giovedì sera. Marco, appena rientrato da qualche giorno al mare con gli amici, chiede alla madre di accompagnarlo a Livorno Ferraris, dove abitualmente si ritrova con la sua comitiva.
Chiacchiere, risate, nulla di diverso da quanto può fare un ragazzino appassionato di palestra: non beve, raccontano i genitori, non fuma, non fa nulla di male.
Da quando Marco riceve il messaggio della madre che sarebbe passato a prenderlo per tornare a casa a quando gli amici lo portano a lei con il sangue che macchia i vestiti passano meno di cinque minuti.
L'episodio
In quel lasso di tempo in piazza arriva il 16enne, di origine marocchina, che Marco dice di conoscere di vista. Si avvicina, lo guarda, «Vini qui, dobbiamo parlare». Forse, una storia di ragazze.
Marco lo segue, è grande e grosso e pensa di potersi (nel caso) difendere, ma il rivale estrae un coltello dalla tasca e lo colpisce in pancia, sul fianco.
Un colpo secco, violento, inferto prima di fuggire sull’auto guidata dal fratello: difficile pensare che l’aggressione non fosse premeditata.
Quando arriva sua madre, Marco (che si avvicina all’auto sorretto dagli amici) è in un lago di sangue.
Un 17enne ricoverato in prognosi riservata
A seguire la corsa in ospedale, i primi punti di sutura, la notte che diventa un inferno e un nuovo intervento, al mattino di venerdì, per sistemare l’intestino, perforato dalla lama.
Le indagini partono immediatamente, condotte dai Carabinieri di Cavagnolo coordinati dal Maresciallo Gianni D’Angelo, che in poche ore dopo aver raccolto prove e testimonianze inchiodano il 16enne (trovato ancora in possesso del coltello) alle sue responsabilità: per lui, sentita la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino, si aprono le porte del carcere con la gravissima accusa di tentato omicidio.
L’udienza di convalida ha confermato il capo d’imputazione e la custodia del 16enne in una cella dell’Istituto Penale per i Minorenni «Ferrante Aporti» di Torino, mentre Marco continua a lottare per la vita su di un letto dell’ospedale di Chivasso: ha la febbre, il dolore è fortissimo e la prognosi resta riservata. Ma pensando ai fatti di Pescara, può ringraziare di essere vivo.