Volontario Croce Rossa impegnato nel soccorso dei migranti in Calabria
Valerio Baratin che ha coordinato un’operazione di salvataggio.

Da quando è iniziata l’emergenza Covid-19, si è dovuto pure provvedere a controllare la situazione sanitaria degli Immigrati che sbarcano in Italia, ed è così che la Croce Rossa Italiana ha dovuto mandare i propri volontari sul posto. Uno di questi è Valerio Baratin che ha coordinato le operazioni di salvataggio di un barcone di oltre una settantina di migranti che stava per naufragare al largo di ’isola Capo Rizzuto.
Il racconto di Baratin
«E’ stata un’esperienza drammatica, era buio, il mare in tempesta ma siamo riusciti a salvare tutti - riferisce Valerio - Non dimenticherò mai quel padre sul barcone che ha gettato suo figlio di soltanto undici mesi fra le braccia di un soccorritore per salvargli la vita sapendo che invece lui avrebbe potuto morire. Un gesto della speranza che resterà sempre nel mio cuore». Ce l’ha nel DNA il senso umanitario Valerio Baratin, 32 anni, originario di Montanaro, ma che risiede a Monteu da Po con due figli e la moglie. «Sono praticamente nato all’interno della Croce Rossa, la mia famiglia è da sempre inserita in questo genere di volontariato - spiega Valerio - Ed ho compreso che, nonostante qualche anno fa abbia conseguito un diploma di agraria, la mia strada era un’altra: quella di curare la gente. Quindi, ho scelto di fare l’infermiere. Ho svolto volontariato nella Croce Rossa a Montanaro, Caluso, Lauriano e, attualmente, sono iscritto a quella di Crescentino. Mi hanno dunque chiamato a settembre dell’anno scorso in piena emergenza Covid per assumere l’incarico di coordinatore infermieristico della Croce Rossa Comitato Nazionale fra Lampedusa e le coste della Sicilia, per un servizio sulle navi in quarantena che consisteva nell’accogliere migranti e fargli fare il periodo di sorveglianza sanitaria anti-Coronavirus. Poi, mi hanno spostato nel mese di luglio a Crotone per un servizio di sorveglianza sanitaria in un centro di accoglienza di 1200 migranti. Il mio compito è quello di fare osservare le misure anti-contagio: sottoporre ai tamponi rapidi i migranti, smistare i positivi dai negativi, fare osservare il periodo di quarantena previsto per tutte le persone che arrivano dall’Estero». Insomma, un «angelo» in carne e ossa nel buio della pandemia a fianco di queste persone che incrociano i loro destini sulle acque del Mediterraneo in cerca di un futuro migliore. Ma, come vive da oltre un anno la lontananza dalla sua famiglia? «Non è facile - risponde Valerio - Ringrazio mia moglie Ottavia che si prende cura dei nostri bambini il cui pensiero mi accompagna ogni giorno. Non mi sento un eroe. Certo, so di essere in prima linea in questa battaglia, ma, in un certo senso, mi sento tranquillo. So che potrei potenzialmente entrare a contatto con un positivo, quindi sono premunito e grazie a tutti i dispositivi di sicurezza cerco di difendermi al meglio dal rischio di contagio».