EMERGENZA

Allevatore di giorno, volontario di sera del corpo militare della Cri LE FOTO

La sua vita al tempo del Coronavirus.

Allevatore di giorno, volontario di sera del corpo militare della Cri LE FOTO
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Matteo Giovannini non è solo un allevatore di Casabianca di Verolengo, ma è anche un volontario del Corpo militare della Cri di Torino.

Allevatore e volontario del corpo militare della Cri

Matteo Giovannini non è solo un allevatore di Casabianca di Verolengo, ma è anche un volontario del Corpo militare della Cri di Torino. Lo è da dicembre, quando, dopo due anni, la sua richiesta di arruolamento è stata accettata con un decreto del Presidente Sergio Mattarella. Una nomina arrivata in tempo per aiutare la Cri in questa emergenza. Nella sede di via Bologna 171, Giovannini svolge qualsiasi lavoro.

In servizio al tempo del Covid19

«Si opera, gratuitamente, su turni stabiliti dal N.A.A.Pro coordinato dal Maggiore Paolo Giannetto – spiega l’Ufficiale – Siamo impiegati al centralino della Cri dalle 23 alle 7 così alleggeriamo il lavoro di dipendenti e volontari e, inoltre, controlliamo che non spariscano, come è successo in passato, i dpi. Merce rara in questo periodo. Il mio compito principale, però è quello della sanificazione dei mezzi di Cri, dall’ambulanza alle vetture. E ora si sono aggiunti anche i mezzi dei carabinieri e della polizia di stato. Un processo che abbiamo studiato grazie ad un corso. Un lavoro in cui ti esponi in prima persona al rischio e che effettuiamo su turni di cinque ore, dalle 8 alle 24. Inoltre, è nostro compito misurare la temperatura corporea all’aeroporto di Caselle, sia all’ingresso tradizionale che in quello vip visto che sono attivi un paio di voli per Roma e quelli privati. Ci occupiamo della consegna dei pacchi alimentari e di farmaci. Inoltre diamo supporto anche all’Unità di Crisi regionale».

La sua grande forza

Giovannini è stato in grado di organizzarsi tra l’attività lavorativa (la gestione dell’azienda agricola), la famiglia e il volontariato: «E’ difficile, è tra qualche settimana per me sarà complicato lasciare Casabianca visto l’arrivo della bella stagione. Sino ad oggi è stato tutto possibile grazie ai miei validissimi collaboratori che vanno da mio papà a mia sorella senza scordare il nonno e mio cognato. Per me far parte di questo corpo è molto importante, è un privilegio indossare quella divisa. È una divisa che ha una storia, nata nel 1866 perché, bisogna ricordare, che la Cri era un corpo militare durante la guerra. Dunque, quando indosso la divisa ed entro in servizio, lo faccio buttando anima e cuore nel mio lavoro. Tocco con mano la difficoltà che stiamo vivendo. Non potevo, come uomo e militare, tirarmi indietro. Dunque ho sacrificato il mio lavoro, la famiglia e le ore di sonno. Mia moglie Elisa e i miei familiari l’hanno capito benissimo e mi sono accanto sempre. Ringrazio tutti i colleghi del Corpo Militare della Cri che sono all’opera a Torino e in tutto il resto di Italia».

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