Cecilia, neo dottoressa in scienze infermieristiche
Intervista a pochi giorni dal suo traguardo.
«Buongiorno dottoressa e complimenti». Inizia così la telefonata con Cecilia Pettiti che si è laureata in scienze infermieristiche.
Cecilia, neo dottoressa in scienze infermieristiche
«Buongiorno dottoressa e complimenti». Inizia così la telefonata con Cecilia Pettiti che si è laureata in scienze infermieristiche. Una laurea che ha un valore duplice non solo perché discussa online, in piena pandemia, ma per la donna che c’è dietro quel titolo.
Pochi convenevoli. L’intervista scivola via senza intoppi. Cecilia ha concluso brillantemente il suo percorso scolastico. Ma quello che vogliamo raccontare è la forza di questa giovane ragazza dalle idee ben chiare, sa cosa vuol fare da grande. L’infermiera. E lo vuole fare subito. «Si - è vero - ho già fatto richiesta di iscrizione. Adesso aspetto solo che mi chiamino. Non importa tanto dove, quello che importa è iniziare subito. C’è davvero tanto bisogno».
E brava Cecilia che sta crescendo professionalmente in questo mondo sconvolto da una pandemia senza precedenti. Dove anche solo l’idea di dover lavorare in reparti Covid dovrebbe far passare il sonno a chi ha alle spalle anni di esperienza. Ma lei non ha dubbi.
La sua voglia di lavorare
Ci racconta della sua tesi: «Ho trattato delle raccomandazioni di etica clinica al tempo del Covid. A inizio pandemia si è parlato di cosa potrebbe succedere se i posti in terapia intensiva risultassero tutti occupati. Fra le ipotesi anche quella di mettere dei limiti in base all’età. Io ho affrontato la questione sotto il profilo etico, deontologico e giuridico».
E’ un fiume in piena quando ci racconta il suo percorso universitario: «Sono stati 3 anni molto intensi. Inizialmente non ero così convinta di fare scienze infermieristiche, poi ho iniziato il tirocinio in ospedale e ho capito che quello era il mio posto. Ho lavorato al Cto in ortopediatria, in chirurgia generale alle Molinette e all’Unità spinale sempre al Cto. E’ stato emotivamente uno dei momenti più difficili. E poi ancora in neurochirugia e in ultimo ad agosto in terapia intensiva al Martini, dove c’erano pazienti Covid.
E proprio qui ho maturato la convinzione che il ramo che preferisco è quello della medicina d’urgenza in pronto piuttosto che in rianimazione».
Subito al lavoro, questa è la vera forza della neodottoressa che magari il prossimo anno potrebbe tentare di proseguire con la magistrale per valutare un indirizzo di tipo manageriale.
Ma al momento è concentrata sul presente su quando potrà tornare in reparto: «Quando ho iniziato questa facoltà mi hanno detto che mi avrebbe cambiato. Ed è vero. Perché quando hai a che fare con la sofferenza capisci quanto sei fortunato e capisci quanto importante sei per i malati. Non solo per la parte tecnica, che la si impara, ma dal punto di vista umano, quanto sei importante. I pazienti hanno spesso solo te, aspettano le tue parole, il tuo sorriso, cercando un contatto. Sei la loro famiglia».
Cecilia quando ha discusso la tesi ha avuto al suo fianco mamma, papà e la sorella Matilde, i suoi grandi supporter in questi anni.
Ed è a loro che va il suo pensiero: «Sapere di averli al mio fianco mi da’ sicurezza. Ecco, l’unica preoccupazione adesso che inizierò a lavorare è per loro».
Grazie dottoressa, sicuramente impegno dedizione e tanta umanità fanno di lei l’infermiera di cui abbiamo bisogno.
Che il suo esempio possa servire come sprono perchè mai come oggi abbiamo bisogno di grinta, coraggio e spirito di dedizione. In ogni campo.