Prezzo latte, basta far west
Coldiretti all'attacco contro la diminuzione unilaterale dei prezzi e il mancato rispetto degli accordi sulle quantità.
Prezzo latte, la Coldiretti dice "Stop al Far West".
Prezzo latte
"Stop al far west sui contratti per il latte. Una situazione che mette a rischio un indotto strategico per il territorio e che, nelle nostre province, conta numeri importanti”. Così Paolo Dellarole, presidente di Coldiretti Vercelli Biella ribadisce la posizione presa da Coldiretti Piemonte sul tema del prezzo latte. Questo di fronte alle comunicazioni di variazione unilaterale al ribasso del prezzo alla stalla. O di riduzione delle quantità richieste rispetto agli accordi presi, che le industrie stanno mandando agli allevatori . Così, mettono a rischio la sopravvivenza e il lavoro di oltre 30 mila aziende agricole, senza considerare l’indotto.
Pratica fuori legge
“Si tratta di una situazione generata anche dalla pratica fuori legge ma ancora in uso di stipulare intese verbali e di durata inferiore ai 12 mesi. La legge 91 del luglio 2015 prevede, infatti, l’obbligo di contratti scritti della durata minima di 12 mesi. E’ necessario, quindi, che intervengano al più presto gli organismi di controllo del Ministero delle Politiche Agricole. Oltre ad attivare tutte le contromisure legali disponibili per bloccare questa situazione. Quanto sta avvenendo crea, oltretutto, una gran confusione. Si sta facendo credere che i prezzi al ribasso siano dovuti ad un andamento di mercato negativo. Invece, non è affatto così ed, anzi, i principali prodotti lattiero-caseari segnano un andamento in rialzo”.
L'interesse della Cina
“Ribadiamo – ricordano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa delegato Confederale – che, dopo i contratti già stipulati in Francia, dagli importatori d’Oriente stanno arrivando chiari segnali di interesse verso le produzioni dell’areale Piemontese per l’elevata qualità. In particolare per la polvere di latte di cui sono 100 mila le tonnellate annue utilizzate in Italia dalle industrie agroalimentari.
Negli ultimi anni, dopo i casi di intossicazione infantile in Cina, quest’ultima è infatti sempre più interessata alle produzioni italiane, sinonimo di qualità. Per questo è opportuno incentivare ed incrementare, a livello piemontese e nazionale, l’utilizzo del nostro latte per la produzione della polvere, attivando sempre di più accordi di filiera. Questi garantiscono ai consumatori prodotti di cui è possibile tracciare la provenienza. Il tutto a garanzia di una sana e corretta alimentazione, come i consumatori stessi chiedono anche per la salute dei bambini”.
Speculazione al ribasso
A fronte di una situazione di mercato che vede crescere il Made in Italy a tavola in tutto il mondo, conclude Dellarole, "Non è accettabile un atteggiamento delle industrie che cerca di speculare al ribasso sul prezzo del latte mettendo a rischio un intero comparto produttivo, fondamentale per la nostra economia”.
Il comparto in Piemonte registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici con circa 8000 addetti e 51 specialità di formaggi, oltre all’unica unità produttiva italiana di polvere di latte; l’intero patrimonio zootecnico bovino in provincia di Vercelli conta ad oggi più di 11.000 capi bovini suddivisi con circa 330 allevatori: circa 560 allevatori, invece, nel Biellese con oltre 17.000 animali.