A CRESCENTINO

Sciopero all'Italcardano, l'azienda sposta un intero reparto

Hanno incrociato le braccia in segno di protesta anche contro le lungaggini per il rinnovo del contratto nazionale, una trattativa iniziata più di un anno fa che ancora oggi non è terminata.

Sciopero all'Italcardano, l'azienda sposta un intero reparto
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I dipendenti della Dana Italcardano di Crescentino hanno incrociato le braccia in segno di protesta contro le lungaggini per il rinnovo del contratto nazionale, una trattativa iniziata più di un anno fa che ancora oggi non è terminata.

Sciopero all'Italcardano

I dipendenti della Dana Italcardano di Crescentino hanno incrociato le braccia in segno di protesta contro le lungaggini per il rinnovo del contratto nazionale, una trattativa iniziata più di un anno fa che ancora oggi non è terminata. I lavoratori del turno del mattino hanno così deciso di scioperare davanti ai cancelli. Ma la motivazione che ha spinto il mondo della metalmeccanica a incrociare le braccia a livello nazionale non è l’unico per i vercellesi. Infatti, oltre alle quattro ore indette in tutta Italia, la Fiom Cgil vercellese ne ha indette ulteriori quattro per chiedere di investire nella tecnologia anche sul territorio locale.

L'azienda sposta un intero reparto

«Nella Provincia di Vercelli sono tante le aziende metalmeccaniche che hanno operato dei tagli in questi anni e che non investono più – spiega il rappresentante sindacale Liberato Dispoto – Sul territorio vercellese si sono persi moltissimi posti di lavoro dalla chiusura della Teksid alla Cerruti. La Gammastamp di Bianzè a dimezzato i dipendenti, alla Dana Italcardano siamo passati da 520 dipendenti e 300. Sono numeri importanti per un territorio dove l’innovazione è stata cancellata.
A Crescentino siamo poi molto preoccupati per via della scelta della direzione di spostare in un’altra azienda, acquisita recentemente da loro, i “trattamenti termici”. Questo reparto, che conta una decina di operai, verrà spostato a Cervera. Certo, l’azienda ha promesso la ricollocazione di questi dipendenti ma bisogna tener conto che a quel reparto sono collegati molte altre nostre lavorazioni. Con questo spostamento, vorrebbe dire che i prodotti dovranno viaggiare da un’azienda all’altra e non crediamo che sia un’opzione sostenibile con l’andar del tempo. Dunque abbiamo paura che in futuro anche i reparti collegati a questo che già viene spostato, saranno trasferiti. E così ci saranno altri dipendenti senza un’occupazione. Temiamo di perdere i reparti. Dunque stiamo verificando la situazione e stiamo chiedendo di ottenere il piano industriale dell’azienda del prossimo anno. Proprio per questo abbiamo fatto domanda per ottenere un incontro con la direzione».
Intanto la società prosegue con la cassa integrazione Covid19: «Ci sono meno commesse, ma non sappiamo se questo sia legato alla pandemia o ad altri fattori» conclude Dispoto.

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