25 Aprile, a Verolengo si legge Scurati attaccando la Premier Meloni
Ecco l'intera riflessione dell'esponente locale dell'Anpi, Sara Daniele
Come ogni anno, Verolengo si è fermata per celebrare il 25 Aprile. E in questo mattinata Sara Daniele, esponente dell'Anpi locale, ha letto il monologo di Antonio Scurati, monologo non mandato in onda dalla Rai.
Si celebra il 25 Aprile
Anche quest'anno il sindaco di Verolengo Luigi Borasio ha promosso, insieme all'Amministrazione comunale, la celebrazione della Festa della Liberazione. Un corteo aperto dalla Banda musicale e che ha visto presenti i rappresentanti delle associazioni d'arma e non. Tra loro anche Sara Daniele, dell'Anpi locale.
Si legge Scurati e si attacca la Premier Meloni
E dopo il discorso del sindaco, è stato proprio quest'ultimo a passare la parola a Sara Daniele, esponente dell'Anpi locale. Lei ha scelto di leggere il monologo di Antonio Scurati, monologo non mandato in onda dalla Rai. E poi esponendo una sua riflessione molto importante nei confronti della Premier Meloni.
La mia riflessione di oggi - e ringrazio chi mi ha dato la possibilità di intervenire alla Manifestazione del 25 aprile presso il comune di Verolengo - nasce dopo la polemica dei giorni scorsi sul monologo dello scrittore Antonio Scurati in occasione del 25 aprile, censurato dalla Rai e poi letto ad alta voce da intellettuali e giornalisti.
La presidente del consiglio Giorgia Meloni, che spesso dimentica di aver giurato sulla nostra Costituzione antifascista, in un’astuta operazione comunicativa, ha deciso di riprendere il testo del monologo sui suoi profili social, attribuendone in modo poco credibile la mancata messa in onda a un problema di cachet.
“Giacomo Matteotti fu assassinato da sicari fascisti il 10 di giugno del 1924. Lo attesero sotto casa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini.
L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.
Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944. Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose - primavera del ’24, primavera del ’44 - proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica - non soltanto alla fine o occasionalmente - un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia? Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).
Mentre vi parlo - conclude Scurati - siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola - antifascismo - non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.”
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Ed ecco il mio pensiero…
Forse sarebbe il caso di smetterla di usare le reti di Stato per fare propaganda. C’è bisogno di INFORMAZIONE. Basta con la DISINFORMAZIONE.
Forse sarebbe il caso di smetterla di dire che il 25 aprile è divisivo. Il 25 APRILE È DIVISIVO SOLO DE SEI FASCISTA.
E forse sarebbe il caso di smetterla di dire che il fascismo ha anche fatto cose buone. L’analisi dei fatti storici dice ben altro e chi ci vuole far credere il contrario, ancora una volta, fa della disinformazione.
Si sente puzza di un passato che si affaccia alle nostre porte.
Se non vogliamo vederlo ritornare, dobbiamo difendere la nostra Democrazia e la nostra Costituzione antifascista.
La carta costituzionale, nata dalle partigiane e dai partigiani che vestirono i panni di madri e padri costituenti, ci dona e ci descrive le libertà: la libertà di manifestazione del proprio pensiero; la libertà di associazione e partecipazione alla vita della comunità; la libertà di professare la propria fede religiosa; la libertà dell'essere diversi; la libertà dall'ignoranza che ci libera dalle ingiustizie.
La nostra Costituzione antifascista ci affida la Democrazia attraverso i concetti di diritti e doveri dei cittadini, e ci chiede di essere responsabili del bene comune, tutti, senza distinzioni.
Ci chiede di farlo non in forma egoistica ed individuale, ma allargando i confini del pensiero di ciascuno di noi.
La società in cui viviamo oggi ci chiede di recuperare quel senso di bene comune proprio delle partigiane e dei partigiani, perché senza di esso i concetti di Libertà e Democrazia rischiano di diventare strumenti di gloria personale, di demagogia e di populismo.
E, una volta per tutte, facciamo sì che le differenze che ci caratterizzano, quelle stesse differenze che la nostra stessa Costituzione tutela, diventino una ricchezza e non una minaccia!
Viva le partigiane e viva i partigiani, i ribelli di ieri e di oggi!
Viva la Resistenza e il 25 aprile!
Viva la nostra Democrazia!
Viva l’Italia antifascista!