CHIVASSO

Cambursano si ritira a vita privata

«Faccio 3 passi indietro se sono io l’ostacolo»

Cambursano si ritira a vita privata
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Renato Cambursano si ritira a vita privata. Fa tre passi indietro per far in modo che la sinistra chivassese torni ad essere unita. Questa la sintesi della lunga chiacchierata che abbiamo avuto con lui.
Una chiacchierata a 360 gradi.

Perché la decisione di fare un passo indietro?

«Basta guardarsi attorno e capire cosa sta avvenendo nella nostra Città e in Italia: sanità, istruzione, povertà, disoccupazione femminile e giovanile, mafie. Poi le elezioni europee (in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo per la guerra nel cuore dell’Europa e con il rischio che i prossimi equilibri politici snaturino l’impianto europeista voluto dai padri fondatori dell’Unità Europea e si ritorni indietro di 80 anni) sono un appuntamento troppo importante per non farsene carico tutti insieme. Ne va del futuro dei nostri figli e nipoti. Quindi se io sono un ostacolo per il dialogo mi ritiro a vita privata».

Quindi adesso che succederà?

«Per consentire di riprendere il dialogo interrotto nel maggio 2021 a seguito dell’Operazione Platinum, se sono ritenuto, lo ripeto, un ostacolo, faccio tre passi indietro e mi ritiro a vita privata. In questi due anni, a Claudia Buo, Lino Ciuffreda, e altre amiche e amici, si sono avvicinate tante persone, giovani soprattutto, e la sede di “LiberaMente Democratici” in via Roma 13/A, che è anche sede del Movimento Federalista Europeo, è un luogo aperto a tutti , tutti i giorni. Chi vuole unirsi è benvenuto: non viene richiesto alcuna tessera o pass».

Fra 15 giorni lei compirà 76 anni, quanti ne ha trascorsi in politica?

«Politica attiva per oltre 40 anni e di impegno complessivo oltre 50. Ho iniziato nel 1970 iscrivendomi alla Democrazia Cristiana. Nel 1973, il primo impegno “sociale”, quando con altri due giovani amici abbiamo promosso la Cooperativa Agricoltori di Chivasso».

In Consiglio Comunale, quando è arrivato?

«Nel 1975, quando con le primarie (le abbiamo inventate noi) i Boschettesi scelsero me e Costantino Cena a rappresentarli in Consiglio Comunale. Alle elezioni amministrative ho preso 831 voti di preferenza, il terzo dopo Giovanni Chiavarino, sindaco uscente. Ma con la nascita delle “Giunte di sinistra” (in Regione, in Provincia, Torino città), la DC è stata cacciata all’opposizione, nonostante avesse aumentato gli eletti».

Nelle istituzioni ci è rimasto sino al…

«2013. Sindaco nel 1985, con grandissimi risultati: Nuovo Liceo classico, Depuratore, arretramento da Settimo a Rondissone della barriera autostradale e le due varianti di accesso grazie alla mia ordinanza sul traffico, sede INPS, ristrutturazione della Torre ottagonale, Nuova Scuola Materna ed Elementare a Boschetto, e Discarica – sì anche quella – ampliata a dismisura con le Amministrazioni che sono venute dopo. Dall’altra, anche importanti incontri.
Nel 1990: Consigliere Provinciale e poi Assessore, per meno di due anni, quando scoppiò tangentopoli. Il mio “nas dubbi” funzionò.
Camera 1996-2001, Senato 2001-2006, non “nominato’” nel 2006 per precisa volontà di Rutelli e, nello stesso anno candidato a Sindaco non eletto al primo turno per lo 0,36 % e sconfitto al ballottaggio per una scelta autodistruttiva della sinistra e rieletto alla Camera dei Deputati nel 2008.
Nel 2006, Consigliere di Amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti, indicato dalle Fondazioni Bancarie piemontesi».

Nel 2013 non si ricandidò, perché?

«Dopo essere uscito dall’Italia dei Valori in occasione della nascita del Governo Monti che quel partito osteggiò, mentre io lo votai. Nel novembre del 2011, mi dimisi dal gruppo e da parlamentare, annunciando in aula, che non mi sarei ricandidato. Le mie dimissioni vennero respinte quasi all’unanimità».

E dopo?

«A giugno del 2013, Commissario Liquidatore dell’IPAB “Asilo Angela e Andrea Torasso”. Nel febbraio 2016, Revisore dei Conti della Fondazione Università di Teramo e dell’Università Statale di Milano. Sempre nel 2016 nel Collegio Sindacale del Poligrafico e Zecca dello Stato Spa, e poi ancora in IPLA e in SITO. Nel gennaio 2022, nel Collegio Sindacale dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. In settembre, nel Collegio della Fondazione Lombardia Ambiente. A febbraio di quest’anno in MUSA- Scarl: società costituita da Università Bicocca, Università Statale di Milano, Bocconi e Politecnico di Milano, partecipata da Regione Lombardia e da altri 18 soci. Di questa società sono presidente del Collegio Sindacale e di Revisione, indicato dalle 4 Università. Il progetto di ricerca è stato finanziato con 110 milioni dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) a valere sul PNRR, oltre ai finanziamenti privati. Un progetto molto interessante con sei spoke, sulla Città Metropolitana di Milano. I miei “interessi” professionali sono tutti su Milano».

In questi ultimi tre anni comunque si è interessato anche di Chivasso.

«Oltre a fare il nonno mi sono dedicato “da esterno” alla mia Città e alla difesa di questo territorio: con il Comitato “Io Mi Rifiuto”, contro il progetto Biodigestore nell’ex Edilias e Deposito TO10 (scorie nucleari).
Quando furono pubblicate le linee guida del PNRR, a seguito di una sua telefonata ed un nostro incontro (febbraio 2022), mi sono messo a disposizione del Sindaco.
Due mesi dopo, con la notizia dell’arresto di 33 affiliati alla ‘Ndrangheta, tra i quali i fratelli Vazzana e soprattutto della telefonata di Castello ad uno di questo sono stato scioccato e basito. Lo sono ancora oggi soprattutto dopo le dichiarazioni rese da Castello, chiamato a testimoniare dalla difesa del presunto ‘ndranghetista, da chiedermi come sia stato possibile scendere così in basso. Ma come se non bastasse, per scrollarsi di dosso questa vergogna, Castello ha tentato di far creder che avesse ricevute minacce di morte legate all’Operazione “Platinum”. Quanto dovevo dire su questa bruttissima vicenda, l’ho detto. Il mio dovere di cittadino l’ho fatto, ma un chivassese su cinque ha scelto ancora Castello sindaco».

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