l'intervista

«Con le illazioni si fa solo demagogia e io sono una persona pragmatica»

Il sindaco Claudio Castello non esita a rimettere al suo posto chi fa balzi in avanti anzitempo

«Con le illazioni si fa solo demagogia e io sono una persona pragmatica»
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La vita politica chivassese sta vivendo un momento di fermento come se già fossimo a un passo dalle elezioni amministrative, quando, invece, mancano più di due anni.
Abbiamo già fatto il punto con i vari consiglieri d’opposizione e anche con il segretario del Pd e i rappresentanti della civica che sostiene la maggioranza.

L'intervista a Claudio Castello

Questa settimana per chiudere le file abbiamo voluto rivolgerci direttamente al primo cittadino.
Un’intervista a tutto campo dove Claudio Castello rimette al proprio posto chi già vorrebbe fare balzi in avanti anzitempo. E lo fa senza cadere nel politichese.

Ultimamente ci sono stati molti fermenti per la sua successione sia nel centro destra che centro sinistra e spesso con strani avvicinamenti. Cosa ne pensa?

«Il toto-sindaco non mi appassiona così come penso non interessi gran parte dei cittadini chivassesi, specie in un periodo così lungo dalle prossime elezioni amministrative.
Questi fermenti rischiano purtroppo di distogliere dalle vere questioni immediate della città coloro che hanno una qualche responsabilità istituzionale ad occuparsene, da organo di indirizzo e controllo, in minoranza o maggioranza, e al contempo poi silurano i nomi di personalità tirate in ballo troppo precocemente».

Quali le differenze fra il Castello 1 e il Castello 2?

«Entrambi sono amministrazioni che operano in indubbia coerenza con le proprie visioni politiche e sociali.
È un percorso che, nel mio caso, addirittura parte dall’impegno di consigliere comunale d’opposizione prima, e da assessore poi.
Da quegli anni, la città, nonostante gli stravolgimenti epocali comuni a tutte le città italiane, ha saputo minimizzare le criticità ed ottimizzare le potenzialità.
Abbiamo tradotto in azioni concrete le esigenze del tessuto imprenditoriale, i bisogni dei cittadini più in difficoltà, le necessità di ogni fascia generazionale. Oggi grande attenzione stiamo prestando al contenimento dei costi proprio per poter utilizzare sempre più risorse per le fasce deboli».

Cosa la soddisfa di più e cosa invece non rifarebbe nell’ultimo periodo del Castello bis?

«La più grande soddisfazione di questi anni è sicuramente aver concepito e concretizzato gradualmente le opere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Abbiamo ottenuto oltre 10 milioni di finanziamenti che stanno portando in dote alla nostra città nuovi servizi e infrastrutture come più spazi per le mense scolastiche, un nuovo teatro più capiente del Teatrino Civico, percorsi urbani inclusivi, una nuova sezione del nido comunale, una pubblica amministrazione più digitale.
Lei può ben capire che di fronte a tutti questi importanti obiettivi centrati, pur rischiando di passare per immodesto, faccio davvero fatica a pensare alle cose che non rifarei».

In queste settimane non sono mancate le critiche verso un assessorato di peso come quello della cultura anche in vista delle prossime elezioni. Come lo commenta?

«La risposta è nella domanda. Abbinare critica ed elezioni è quantomai sospetto.
Certa strategia fatta di dietrologie e potenziali delegittimazioni potrebbe essere infatti riconducibile a quella campagna elettorale precocissima della quale facevamo riferimento nelle precedenti domande.
Di certo però, fare strumentalizzazione contro una persona è un modo discutibile di sottodimensionare i grandi risultati del suo Assessorato. Non mi abbasso a questi livelli perché la schiera di quei detrattori ha una connotazione politica ben precisa lontana dal mio diritto di critica. Con le illazioni si fa solo demagogia, e io sono invece una persona pragmatica».

Il suo sogno nel cassetto?

«Confermato anche dal recente Piano del Traffico, rafforzo il progetto che ho chiesto a RFI di un sottopasso ferroviario di collegamento tra via Ceresa con piazzale XII Maggio 1944, per ricucire il versante settentrionale con quello meridionale della città. Chivasso deve finalmente rivedere con le grandi opere il proprio rapporto con le linee ferrate che l’attraversano non più come un trauma, ma come un legame armonioso che dia servizi e opportunità di interconnessione».

Dovesse dare un consiglio al prossimo sindaco sarebbe?

«Spero che il prossimo sindaco sia, come me, un chivassese che ama la propria città e non un prodotto di laboratorio che deve dare conto solo a segreterie di partito o ad altre oligarchie cittadine. Se prevarrà il buon senso, consapevole come sono che esista una classe dirigente matura, responsabile e silenziosa, il prossimo sindaco non avrà bisogno di altri consigli se non di ascoltare il proprio cuore, senza entrare in conflitto con la propria mente.
Il sentimento che mi lega alla mia Chivasso e la razionalità dei miei obiettivi infatti hanno guidato la mia azione politica».

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