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Dpcm di Natale, Giacometto chiede le modifiche in Parlamento

L'intervento del deputato di Forza Italia.

Dpcm di Natale, Giacometto chiede le modifiche in Parlamento
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Le evidenti storture e iniquità del decreto legge 158 del 2 dicembre scorso e del conseguente Dpcm 3 dicembre dovranno essere corrette in Parlamento e non tramite FAQ sul sito del Governo, che rischiano di aggiungere confusione a confusione. Questa la posizione del deputato Carlo Giacometto.

Dpcm di Natale, Giacometto chiede le modifiche in Parlamento

Il parlamentare piemontese di Forza Italia Carlo Giacometto, componente della Commissione Finanze della Camera dei Deputati interviene sul Dpcm di Natale:

Le evidenti storture e iniquità del decreto legge 158 del 2 dicembre scorso e del conseguente Dpcm 3 dicembre dovranno essere corrette in Parlamento e non tramite FAQ sul sito del Governo, che rischiano di aggiungere confusione a confusione.
Bene, dunque, l'istanza di Forza Italia e dell'intero centrodestra finalizzata ad avviarne subito l’iter di conversione nelle Aule parlamentari, introducendo quelle modifiche richieste a gran voce da Regioni, Comuni e da tanti cittadini che, in questi giorni, stanno facendo sentire la propria contrarietà rispetto ad alcune restrizioni palesemente insensate.
Fra queste, certamente l’irragionevole tema dei confini comunali che non si possano varcare, neanche in zona gialla, a Natale, Santo Stefano e Capodanno: si tratta di una limitazione agli spostamenti che molto probabilmente è stata ideata da chi ha scarsa dimestichezza con la geografia del nostro Paese, specie del nord, dove ci sono centinaia di Comuni sotto i mille abitanti, costituiti magari da frazioni raggiungibili solo attraversando altri confini comunali e il più delle volte totalmente sprovvisti di attività commerciali.
Oppure, la necessità di chiarire, eliminandolo, il concetto giuridicamente indefinito di “seconde case” introdotto al comma 2 dell’articolo 1, e il conseguente divieto di raggiungerle dopo il 21 dicembre se situate fuori Regione. Nella legislazione italiana, infatti, quella locuzione non esiste e già questo dovrebbe imporre una modifica. Ai fini fiscali, infatti, si parla di abitazione principale e di altri fabbricati, a loro volta classificati nelle varie categorie. In più, è da sanare la disparità di trattamento di chi si trova a non poter disporre per legge di un proprio bene, perché al di là di un confine amministrativo, rispetto a chi abbia la fortuna di essere proprietario di un immobile nella Regione di residenza: il tassametro, costituito da IMU e TARI, continua infatti a girare e a costituire una spesa importante per tutti, senza che, né ora, né per il precedente lockdown, sia stato previsto alcuno sgravio fiscale o tariffario per chi è stato, di fatto, espropriato del proprio diritto di proprietà”.

 

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