La segretaria del PD si dimette e non rinnova la tessera
"Lascio molte compagne e molti compagni che stimo profondamente, a loro va tutte la mia mia gratitudine perché so che, comunque e sempre, resteremo dalla stessa parte"

Francesca Rigazio ha lasciato la segretaria del circolo del Pd di Cigliano. Lei, che in quel partito ci ha sempre creduto, ha rassegnato le dimissioni e ha già spiegato che non rinnoverà nemmeno la tessera.
La segretaria del PD si dimette e non rinnova la tessera
La giovane segretaria del Pd ciglianese ha rassegnato le sue dimissioni. E affida i motivi di questa decisione ad un post:
Ho dato le dimissioni da segretaria del circolo PD di Cigliano e non rinnoverò neppure la tessera del partito.
Ci ho creduto profondamente. Sono rimasta anche nei difficili anni del renzismo, e paradossalmente me ne vado ora che sarei in maggioranza. Ma mi hanno insegnato così: che le battaglie si combattono dall’interno, finché ha senso. E che quando la tua casa non la senti più tua da molto tempo, allora è giusto trovare il coraggio di andare via.
Ho aderito con entusiasmo al progetto originario del Partito Democratico, che ritenevo un progetto nobile e necessario. Un sogno di sintesi, di giustizia sociale e ambientale, di futuro. Ma i sogni, a volte, non bastano. E può succedere che un progetto fallisca, e allora bisogna prenderne atto.
Non riesco a darmi pace che il PD sia stato il partito che ha finanziato la cosiddetta guardia costiera libica, provocando ferite — visibili e invisibili — a troppe persone, ferite che dureranno tutta la vita.
Non riesco a darmi pace che parli di eguaglianza sociale, ma nei fatti sia diventato il partito dei garantiti, votato dai ricchi.
Non riesco a darmi pace per il Job Act, che non ha contrastato la precarietà ma ne ha preso atto, ignorando quanto sia dura vivere una vita precaria — che non riguarda solo il lavoro, ma tutto ciò che gli ruota attorno: casa, affetti, scelte.
Non riesco a darmi pace per l’incapacità di prendere posizioni chiare e condivise su temi di civiltà imprescindibili, come il fine vita.
E mi ferisce profondamente anche l’ambiguità sull’Europa che vogliamo: un’Europa dei diritti o delle frontiere? Un’Europa della pace o del riarmo? Un’Europa dei popoli o dei mercati?
Mi fermo qui, anche se le ragioni sarebbero molte altre, a livello locale e nazionale.
È stato bello crederci. È stato bello pensare che potesse essere un progetto vincente, capace di cambiare davvero le cose. Ma oggi sento che le contraddizioni sono troppe, troppo profonde e non riesco più ad accettarle.
Forse sono diventata eccessivamente radicale. Forse. Ma ho atteso un cambiamento per troppo tempo. E adesso sento che è giusto smettere di aspettare.
Lascio molte compagne e molti compagni che stimo profondamente, a loro va tutte la mia mia gratitudine perché so che, comunque e sempre, resteremo dalla stessa parte.