L’invito a Gobetti divide la politica locale
Marchetti aveva proposto un evento con le scuole ma Testore risponde con questa serata al Centro incontro

Eric Gobetti è stato il relatore scelto dall’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio Testore per affrontare il tema delle foibe e dell’esodo giuliano dalmata. Un nome che, proprio collegato al Giorno del Ricordo, ha fatto e fa discutere ancora in molti.
L’invito a Gobetti divide la politica locale
Ma andiamo in ordine per raccontare quanto è accaduto a Cigliano.
Diego Marchetti, capogruppo di opposizione, aveva protocollato una richiesta indirizzata al sindaco Testore e all’assessore alla cultura Raimonda Bresciani nella quale chiedeva, in riferimento alla richiesta del "Comitato di coordinamento per le celebrazioni del Giorno del Ricordo", di proporre un’iniziativa nella giornata di lunedì 10 febbraio, coinvolgendo l’Istituto comprensivo. «Nello specifico si propone di proiettare presso il centro incontro una rassegna delle foto dei profughi istriani chiedendo altresì ad alcuni allievi di leggere alcune delle interviste fatte ai profughi integralmente riportate sul sito, ottimo sarebbe il coinvolgimento di qualche parente attualmente residente nella nostra provincia, come venne fatto nel 2020, certi che l'assessore alla cultura accoglierà questa richiesta restiamo in attesa per eventuali collaborazioni» si legge nella missiva.
Lo scontro
Ma l’evento promosso dal Comune è stato totalmente diverso. Infatti, nella serata di giovedì 13 febbraio Gobetti ha intrattenuto il pubblico presente presentando il suo libro «E allora le foibe».
Una scelta che ha immediatamente creato una reazione in Marchetti: «A Cigliano il Comune organizza una serata per parlare delle Foibe e dell'esodo Giuliano-Istriano-Dalmata.
Ma mi domando perché invitare come relatore uno "storico" che posa in una foto vestito da partigiano titino. Sarà ovviamente una serata negazionista a senso unico?
Complimenti all'Assessore alla Cultura di sinistra ovviamente!».
«Nessun tentativo negazionista potrà mai più nascondere o cancellare la tragedia delle Foibe. Neppure a Cigliano giovedì sera. Il tempo dell'oblio è finito» sempre Marchetti deciso ha sottolineare come la scelta dell’Amministrazione Testore sia stata irrispettosa nei confronti di tutti coloro che hanno perso la vita nelle foibe, a chi ha dovuto vivere quell’incubo.
«E allora le foibe»
Ma nulla ha fermato l’arrivo dell’autore in paese. Gobetti ha sottolineato come la narrazione dominante sulla Seconda Guerra Mondiale in Italia si concentri quasi esclusivamente sulle vittime italiane, trascurando le sofferenze inflitte ad altre popolazioni a causa dell'occupazione fascista e nazista. Questa narrazione, secondo Gobetti, è stata costruita ad arte nel dopoguerra per assolvere la nazione dalle proprie responsabilità e per favorire una riconciliazione nazionale basata sull'oblio.
Gobetti afferma con forza: «Non sono morti solo italiani, questa è una cosa che va detta con molta chiarezza. Durante l'occupazione italiana nei Balcani, in Grecia, in Africa, migliaia di persone non italiane furono uccise, spesso in modi brutali». E cita esempi specifici di massacri e violenze perpetrate dai militari italiani, spesso con la giustificazione di azioni di rappresaglia contro i partigiani.
Gobetti non esita ad attribuire chiare responsabilità al regime fascista: «Il fascismo è stato un regime criminale - afferma - Ha voluto la guerra, ha partecipato alla guerra, ha commesso crimini di guerra». Secondo il relatore l'ideologia fascista, basata sulla superiorità della nazione italiana e sulla conquista di "spazio vitale", abbia portato alla deumanizzazione delle popolazioni occupate e alla giustificazione della violenza nei loro confronti. Gobetti ha menzionato anche come leggi razziali e politiche discriminatorie abbiano contribuito a creare un clima di odio e violenza.
Gobetti conclude il suo intervento con un appello alla necessità di una memoria condivisa e inclusiva. «Dobbiamo ricordare tutte le vittime, italiane e non italiane – dice - Solo così potremo costruire un futuro di pace e riconciliazione».