"Non fate morire le frazioni"
L’appello dell’ex sindaco Renato Cambursano: «Sono diventate dormitori, Castello non fa nulla»
Un intervento accorato per denunciare lo stato di abbandono in cui versano le frazioni di Chivasso arriva da Renato Cambursano, politico di vecchio corso nelle fila della democrazia cristiana che non ha mai smesso di interessarsi della cosa pubblica. Conosciuto come il principe di Boschetto negli anni d’oro della sua carriera, quando era al timone della città per poi passare al Senato, oggi punta il dito contro il governo del sindaco Claudio Castello per non fare nulla per evitare che dei piccoli centri, fino a qualche anno fa vitali, si siano trasformati in veri e propri dormitori. Lo fa attraverso una lettera aperta dettagliata, in cui esamina la situazione attuale.
"Non fate morire le frazioni"
Esordisce: «Le frazioni di Chivasso sono diventate, col passare degli anni, dei semplici “dormitori”, dove i più, dopo aver trascorso la notte nelle proprie abitazioni, partono di buon mattino e si recano al lavoro per poi ritornare in serata e rintanarsi in casa: così per 5 giorni a settimana.
Non c’è vita sociale neppure al sabato o alla Domenica, non ci sono più momenti ed occasioni di incontro, anche perché sono spariti tutti i luoghi che prima creavano opportunità di socializzazione: bar, attività commerciali, oratori per piccoli, di incontri per anziani, ecc. . Non ci si conosce neppure più, salvo in pochissimi casi e spesso ci si chiede: “ma quel signore e/o quella signora chi è, dove abita?” e poi si scopre che abita a poche decine di metri da casa tua».
Nello specifico...
Boschetto
Per rendere ancora più credibile la sua denuncia passa a fare un esempio: «Boschetto dove sono nato e vissuto fino alla fine degli anni ’70 c’erano: due bar/ristoranti, una panetteria, una macelleria, una parrucchiera, un negozio di elettrodomestici, un negozio di alimentari e una panetteria. Negli anni ’80 solo più: due bar/ristoranti e un negozio di alimentari. Negli anni ’90: un ristorante e due negozi di alimentari. Primi anni duemila: un ristorante e un negozio. Anni 2010: un negozio/bar, dove ci si incontrava quasi tutte le mattine e ci si scambiava “quattro parole”.
Il titolare ha cessato l’attività perché schiacciato da tasse e imposte: locali e nazionali. Per fortuna a Boschetto c’è la scuola materna e 5 classi di scuola elementare, che riunisce gli allievi di Mandria, Betlemme e Mosche. Altro non c’è!»
Betlemme
«Frazione Betlemme: c’era un bar/pizzeria e una merceria: ora più nulla. Resiste, anche se sottodimensionata, la scuola materna, che probabilmente a fine anno scolastico chiuderà i battenti».
Le altre frazioni
Prosegue Cambursano: «Frazione Mosche: nulla.
Frazione Montegiove, anche qui nulla.
Frazione Torassi: resistono la scuola materna parificata, ed un negozio da parrucchiera, per il resto nulla.
La stessa cosa in Frazione Pogliani e Pratoregio».
L’eccezione di Castelrosso
«Unica eccezione: Castelrosso, che conta più di 3.000 abitanti e ha l’ufficio postale, tre bar, negozio di giornali e ricevitoria, panetteria, scuola materna (privata), scuole elementari e scuola media, scuola professionale e tante associazioni di volontariato. Commenta: “Beati loro”».
Mandria
Un discorso a parte lo fa sulla frazione Mandria: «Qui resiste non senza difficoltà logistiche, il bar/ristorante con piccolo negozietto gestito dalla signora Barbara, con l’aiuto della mamma Cesira, che la proprietà, cioè la Regione Piemonte, dovrebbe mettere a norma…
A Mandria è molto attiva la Pro Loco che organizza ben tre grandi eventi: festa patronale di Sant’Egidio, StraMandriamo con migliaia di partecipanti di tutte le età, e la festa della birra anch’essa molto partecipata.
Per fortuna in tutte le frazioni, almeno in occasione dei Santi Patroni, le Pro Loco organizzano delle belle feste che durano anche parecchi giorni, ma poi tutto cade nell’oblio!».
Cosa fare
La sua proposta: «Con queste premesse, mi sono chiesto già con altro mio scritto di alcuni mesi fa e lo ripropongo oggi, se non si possano creare delle condizioni per favorire la presenza di un’attività commerciale al servizio della popolazione anziana e/o inabilitata all’uso di mezzo di autotrasporto. L’unica risposta che mi sono data è che il Comune alcune cose le può/deve fare, per esempio sgravare di ogni onere locale il gestore di tale attività commerciale (Imu, Tari, suolo pubblico, ecc) ed incentivare, con aiuti economici, l’apertura e la continuità di gestione di queste piccole attività commerciali che da sole non sarebbero in grado di sopravvivere. Basterebbe un po’ di buona volontà».
In conclusione, come dicevamo chiede di farsi carico delle istanze di una parte della popolazione di queste frazioni, in particolare di quella che non può recarsi a Chivasso, né nei giorni di mercato né negli altri giorni o nei negozi di città o nei supermercati: «Perché solo così si può mettere in atto un circolo virtuoso: Cittadini-Amministrazione pubblica-Cittadini».