CHIVASSO

Un sottopasso in via Siccardi per unire i due lati della città

Il progetto del sindaco Claudio Castello

Un sottopasso in via Siccardi per unire i due lati della città
Pubblicato:

Anche se qualcuno potrebbe vederlo come un disperato tentativo di chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati, il sindaco Claudio Castello è pronto a giocarsi il tutto per tutto nel tavolo con RFI atteso per le prossime settimane.

Cavalcaferrovia di corso Galileo Ferraris

Al centro l’ormai noto tema del cavalcaferrovia di corso Galileo Ferraris, che come da accordi (firmati dall’ex sindaco Libero Ciuffreda, convitato di pietra in tutta questa vicenda) aprirà solo quando da Palazzo Santa Chiara arriverà l’ordine di chiudere il passaggio a livello di via Mazzè. Il cui sottopasso mai realizzato era già inserito nelle opere compensative della Tav nel 1994...

«Quell’accordo è del 2011 - spiega Castello - c’erano un altro sindaco, un altro dirigente dell’Ufficio Tecnico Comunale e soprattutto non c’era ancora la nuova viabilità legata all’ingresso dell’ospedale. E ancora, non c’era il progetto dell’Istituto Superiore proprio in via Mazzè, una struttura da mille, mille 500 allievi, ed è cambiata la viabilità in ingresso e uscita dal Pronto Soccorso. In più è stato anche inserito in via Regis il centro prelievi dell’Ospedale di Chivasso.
Fatte queste premesse, e con queste condizioni, chiudere il passaggio a livello di via Mazzè è semplicemente impossibile, dato che tutto il traffico finirebbe su via Paolo Regis».

A questo punto verrebbe anche da chiedersi a chi e a cosa serva l’infrastruttura su corso Galileo Ferraris (forse per permettere ai residenti nel quartiere Sud Est di raggiungere più agevolmente l’area commerciale nord), ma il rischio è di andare fuori tema.

Un sottopasso in via Siccardi

Tornando alla (non) chiusura di via Mazzè, l’amministrazione comunale starebbe pensando ad una soluzione alternativa, che stando alle prime indiscrezioni avrebbe già anche l’avvallo delle Ferrovie: un sottopasso tra via Siccardi e via Ceresa.

Tra via Mazzè e via Siccardi c’è poco meno di un chilometro, e in mezzo troviamo sia il cavalcavia di via Paolo Regis (con il tristemente noto ingresso dell’ospedale in piena rotonda) e la passerella pedonale (senza ascensori) di via Roma, dove stando ai primi progetti RFI avrebbe dovuto realizzare il sottopasso per via Caluso.

Via Siccardi potrebbe davvero risolvere il problema, sempre che l’amministrazione abbia poi il coraggio di fare delle scelte magari «impopolari» come l’istituzione di un senso unico lungo via Regis in grado di salvare anche i pedoni diretti in ospedale, e costretti a camminare o in mezzo alla strada o su di un marciapiede largo pochi centimetri.
Il vero punto è che l’ospedale avrebbe dovuto essere fatto altrove, ma a nostra memoria nessuno tra i politici presenti e passati ha mai alzato troppo la voce in tal senso contro chi aveva in mano il progetto. E neppure da Palazzo Santa Chiara ci risultano «no» all’ingresso in piena rotatoria.

Tornando al progetto, di cui esistono già rendering e che Castello definisce un «Grido di dolore della città», il sottopasso potrebbe essere realizzato da RFI all’altezza del parcheggio di piazza 12 Maggio 1994, con sbocco poco prima dell’incrocio tra via Ceresa e via Primo Maggio. Difficile ipotizzare un raddoppio di via Ceresa, il che renderebbe anche «sensata» l’ipotesi senso unico (ad anello) di cui sopra.

«A Rfi - aggiunge Castello - io chiederò l’apertura incondizionata del cavalcaferrovia, e lo spiegherò nei prossimi giorni anche all’assessore Regionale ai trasporti Marco Gabusi.
Quello che vogliamo è realizzare un sottopasso ciclo pedonale e carrabile, a uno o due sensi di marcia, importantissimo perché tu da via Ceresa, in 100 metri sei al Movicentro. Chiediamo un “signor” sottopasso, non un “accrocco” come hanno fatto in altre città, un’opera da 5 o 6 milioni di euro. Anzi, più che un sottopasso sarà un’arteria di collegamento».

«Abbiamo bisogno di un aiuto anche da parte della Regione - conclude Castello - e lo chiederemo a Gabusi, per sederci intorno a un tavolo e spiegare le problematiche che sono legate all’ospedale. Come ho già detto, non ci sono le condizioni di sicurezza per chiudere via Mazzè».

Seguici sui nostri canali