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Falbo, un chivassese in Serie A: esordio contro Ronaldo

Allo Stadium di Torino la prima partita "tra i grandi" con la maglia della Lazio.

Falbo, un chivassese in Serie A: esordio contro Ronaldo
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Falbo, un chivassese in Serie A: esordio contro Ronaldo.

Falbo, un chivassese in Serie A

«Entrare in campo è stato come essere dentro la Play Station: giocare contro Ronaldo, Dybala e tutti gli altri campioni della Juventus è stato qualcosa di incredibile». Gioia ed emozione di Luca Falbo, classe 2000, nato e cresciuto a Chivasso fin quando per esigenze professionali di papà Giusio (Giuseppe) e capacità calcistiche lo hanno portato dal Torino Fc alle giovanili dei due club sulle sponde opposte del Tevere: Roma e Lazio.

La prima partita con i "grandi"

Ed è lo stesso Luca, con il garbo e la signorilità che lo contraddistinguono nonostante la giovane età, che ci racconta appena atterrato nella Capitale martedì pomeriggio, dopo l'esordio di lunedì sera in Serie A allo Stadium di Torino contro i bianconeri di Sarri, gli istanti precedenti il minuto 89 che segneranno tutta la sua vita sportiva e non solo. «Il mister all'inizio del secondo tempo mi fa alzare e mi dice di scaldarmi. Ho trascorso quasi tutti i secondi 45 minuti a fare esercizi. L'ultimo slot di ingressi è il mio: Moro prima e poi io al posto di Luiz Felipe. Ma nonostante abbia preso il posto del centrale ho giocato nella mia posizione: quinto di sinistra». Una volta si sarebbe detto terzino sinistro. «Poco prima di entrare il vice di mister Inzaghi mi ha dato le consegne sulle palle inattive e poi ha aggiunto: “Fai quello che sai fare”». E giusto per rendere l'idea di cosa avrebbe dovuto fare Luca, le consegne di cui ha parlato su punizione o calci d'angolo prevedevano che avrebbe dovuto marcare Matthijs De Light, il difensore bianconero fortissimo nel colpo di testa.

Una grande serenità

Della straordinarietà dell'evento Luca ne parla con estrema serenità: effetto, forse, dall’aver già giocato con la maglia azzurra in Europa League, ma a distanza di 24 ore sembra aver già metabolizzato il sogno che milioni di ragazzi della sua età cullano. «Anche perché – aggiunge il giovane chivassese – il fatto che lo stadio fosse vuoto per misure anti Covid, a differenza della partite col Rennes, può aver contribuito».

Le parole del padre

E se non fosse stato per il maledetto virus, sugli spalti, ci sarebbe stato molto probabilmente anche il papà, Giusio Falbo. «Sicuramente – conferma -. Se non fosse stato per l'emergenza in questo periodo avrei girato l’Italia per vederlo: lunedì notte, ci siamo sentiti intorno all’1.30. Quando è entrato ho fatto un urlo davanti alla Tv che da Roma, credo, lo abbia sentito qualcuno anche a Chivasso». E che un tabellino della Lazio, prima o poi, riportasse il nome di Luca Falbo era nell'aria. Un mese fa la firma sul primo contratto (3 anni) da professionista con il club bianco celeste: Luca fa parte della scuderia di giocatori della Gea di Alessandro Moggi. Poi il ritorno nel gruppo dopo la ripresa post-lockdown con il rischio che tutto quello fatto fino a marzo venisse di colpo vanificato dall'incertezza dell'emergenza mondiale. E invece: programma di allenamento a casa e poi di nuovo a Formello con la prima squadra in attesa delle ultime 12 partite di campionato. Sotto l'ala protettrice dei senatori come Marco Parolo, Ionut Radu, Francesco Acerbi con cui ha legato. Fino all'esordio contro i campioni d'Italia.

Il "cinque" di Ronaldo

«Durante la partita non ho incrociato Ronaldo ma a fine partita mi ha salutato: mi ha dato il cinque». E se di fronte aveva l'uomo dei record, anche Falbo ne ha uno e che mai più nessuno gli toglierà: è il primo chivassese ad aver esordito in Serie A. «E' una bella soddisfazione, una bella medaglia da portare al collo». E adesso? «Ora ci sono ancora 4 partite nelle quali spero di poter dare ancora una mano in caso servisse e poi si deciderà. Ho rinnovato fino al 2023, ma nel calcio si sa, ad ogni sessione di mercato si entra in ballo. Sono tante le variabili: se entro e faccio bene oppure no; oppure non gioco. Tanti gli scenari che si aprono». Come tanti sono i messaggi arrivati. «Non sono riuscito a rispondere a tutti: davvero tanti». Ma ai vocali di mamma Cristina e della sorella (14 anni) Gaia che ha visto la partita con la maglia numero 55 del fratello indosso, quelli sì, già nel cuore della notte. Durante la quale non ha avuto bisogno di sognare la Serie A perché per Luca Falbo la Serie A è diventata realtà.

(di Maurizio Vermiglio)

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