il caso

Il La Chivasso è morto: ritirate le squadre

Per il «Nuovo Chivasso», «Amici Chivasso», o semplicemente «Chivasso» o «Città di Chivasso» si tratterebbe quindi di una rinascita con promozione sul campo.

Il La Chivasso è morto: ritirate le squadre
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Il La Chivasso è morto: ritirate le squadre. Ma intanto c'è già chi pensa ad una nuova società.

Il La Chivasso è morto: ritirate le squadre

Il primo stendardo, datato 1919, postato da Maurizio Spina, il «metterci la faccia» di Antonio «Totò» Lo Schirico (che ha chiesto pubblicamente scusa per colpe non sue), la tristezza e il rammarico di ex dirigenti ed ex calciatori biancorossi, il silenzio dell’attuale (almeno sulla carta) presidente Marilena Gisoldo.
Un turbinio di commenti ed emozioni, spesso contrastanti, che hanno al centro la fine (purtroppo ingloriosa) dell’Asd Urs La Chivasso, che come ultimo atto ieri, martedì 28 settembre, ha ritirato dai campionati le tre rose rimaste: Prima Squadra, Juniores e Under 15.
Domenica, con la «non discesa in campo» contro l’ASD Ponderano, è stato scritto l’ultimo atto del dramma che da mesi ha come teatro il campo sportivo «Ettore Pastore» di Chivasso. Un fallimento annunciato, legato però non solo ai debiti per le utenze che hanno costretto la società a cercare «altrove» una sede per allenamenti e partiti, e nemmeno alla fuga del settore giovanile.
Il crollo del La Chivasso deve cercarsi più indietro nel tempo, ed è necessariamente, questo sì, legato a scelte e comportamenti che nulla hanno a che fare con il calcio.
Una discesa che ha trascinato nel baratro i 102 anni di storia biancorossa (senza che mai sia stato festeggiato il secolo di vita), e che ora vede i giocatori (svincolati) cercare nuove casacche da indossare.
Difficile dire cosa accadrà ormai il prossimo anno, anche se non si può nascondere come siano almeno due le realtà pronte a raccogliere l’eredità del La Chivasso: la Pianese del patron Libero Tubino (che già si era fatto avanti un anno fa, per poi aprire le porte a numerosi dirigenti di provata fede biancorossa, da Spina a Roberto Zollo, già nello staff dell’ex presidente Vito Gurrieri) e lo Junior Torrazza, che ha di fatto assorbito il settore giovanile biancorosso.
Se il problema fino a ieri era quello dei soldi da mettere sul tavolo per ripianare i debiti, ora le cose sono cambiate: ritirando le squadre dai campionati, se Gisoldo volesse mai ripartire dovrebbe farlo dalla terza categoria. Come chiunque altro interessato a «fare calcio» a Chivasso.
Prendendo invece per buona la nostra ipotesi, nella stagione 2022/2023 non si ripartirebbe da zero, con una Pianese (che non avrebbe immaginiamo alcun problema a cambiare nome) addirittura in una categoria superiore, quella dell’Eccellenza.

Il futuro?

Per il «Nuovo Chivasso», «Amici Chivasso», o semplicemente «Chivasso» o «Città di Chivasso» si tratterebbe quindi di una rinascita con promozione sul campo.
Al momento si tratta di fantascienza, perché da viale Matteotti non arriva nessuna dichiarazione: «Al momento la presidente non ha nulla da dire», l’unica frase che trapela.
Che tutto fosse già scritto, o almeno facilmente prevedibile, lo si capisce anche da un commento a Lo Schirico di Marco Gastaldo, che con Alessandro Trusciglio era tra i fedelissimi di Gisoldo nella prima fase della sua esperienza al Pastore: «Con persone come te non si sarebbe arrivati a questo punto - ha scritto su Facebook - giorno amaro da digerire. Ma forse occorre toccare il fondo per poter risorgere».
«Da questa fine ingloriosa- scrive invece Roberto Zollo - esce perdente l’intera città e tutti coloro che per oltre un secolo hanno voluto bene ai colori biancorossi. Calcisticamente parlando siamo tutti un po’ più poveri».
Toccato il fondo, però, non si può che risalire, ripartendo da zero e con l’aiuto di tutti: chi ha davvero il cuore biancorosso, si faccia avanti.

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