Omicidio Pratoregio, i Carabinieri tornano nella casa di Giusy Arena FOTO e VIDEO
L'intervento è in corso. Alcuni vicini di casa sono stati convocati in caserma come persone informate sui fatti.
Sopralluogo in corso dalle 11 di questa mattina, mercoledì 20 marzo 2024, da parte degli investigatori i della Prima Sezione (omicidi) e della SIS (investigazioni scientifiche) del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torino, presso l’abitazione di Giuseppina «Giusy» Arena in via Togliatti a Chivasso.
Omicidio Pratoregio, i Carabinieri tornano nella casa di Giusy Arena
E’ in corso oggi, mercoledì 20 marzo 2024, il sopralluogo di un team formato da investigatori della Prima Sezione (omicidi) e della SIS (investigazioni scientifiche) del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Torino, presso l’abitazione di Giuseppina «Giusy» Arena, uccisa nell’ottobre del 2022 in un boschetto alla periferia di Chivasso.
Al momento non si conoscono altri dettagli, ma la speranza di tutti è che l'intervento dell'Arma in via Togliatti sia il preludio di una svolta.
Stando alle prime informazioni, i controlli interesseranno cantina e appartamento.
Contestualmente, alcuni vicini di casa di Giusy Arena sono stati convocati in caserma come persone informate sui fatti. Si tratterebbe di tre fratelli che oggi hanno ricevuto la convocazione e venerdì 22 marzo dovranno presentarsi presso gli Uffici del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino. Nel corso dei mesi gli inquirenti non hanno tralasciato nessuna ipotesi battendo, anche le piste meno importanti. Questo, per non lasciare nulla di intentato verso la risoluzione del caso.
Gli investigatori stanno effettuando dei campionamenti e si cercano tracce polvere da sparo. I campioni saranno inviati al Ris di Parma.
Le indagini
Le indagini proseguono tra i vicini di casa. Il sospetto è che chi ha ucciso Giusy Arena sia tornato nell'appartamento per cercare del denaro. A poche settimane dal delitto era giunta presso la nostra redazione una lettera anonima che diceva proprio di indagare tra i vicini di casa. Erano poche righe scritte a mano: «Egregi giornalisti - si legge - vi scrivo al riguardo di Giusy. Vi inviterei ad indagare nei vicini di casa, sanno tutto, riferitelo ai carabinieri. Io non posso esporre perché ci sono troppi delinquenti. Scusate».
L'omicidio
Sono le 18.18 di mercoledì 12 ottobre quando ai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Chivasso, coordinati dal Capitano Enrico di Lascio e dal Maresciallo Davide Martoscia, arriva la richiesta d’intervento per una donna trovata in un lago di sangue in uno spiazzo alle porte di frazione Pratoregio, ai piedi della linea ad Alta Velocità.
Un luogo che non si raggiunge per caso, addirittura invisibile da via Curie, un «non luogo» che nell’immaginario dei chivassesi significa solo una cosa: guai.
A terra un tappeto di preservativi e altri segni del passaggio di chi supera la sbarra per incontri di sesso, bottiglie vuote e rifiuti che descrivono un girone infernale in cui tutto può succedere. E nel tempo, è successo. Rapine, risse, omicidi. Tutto in quello scampolo d’inferno che potrebbe essere un paradiso.
I residenti sono anni che chiedono un intervento per spazzare quel degrado, ma a quanto pare (a parte le promesse elettorali) cosa succede ogni giorno lungo le sponde dell’Orco non interessa a nessuno.
La prima chiamata è per una «caduta dalla bicicletta», ma è subito chiaro a tutti che si tratti di un omicidio.
Giusy è a terra, a pochi metri dalla sua bicicletta appoggiata al cavalletto, la vita (come appurato dal medico legale nel corso dell’autopsia) le è stata tolta poco meno di sei ore prima.
L’area viene delimitata con il nastro bianco e rosso dei Carabinieri, e ai militari si aggiungono man mano i colleghi del Comando Provinciale di Torino e del SIS (Sezioni Investigazioni Scientifiche) che passano al setaccio ogni centimetro del piazzale alla ricerca di tracce utili per le indagini.
Tre i bossoli ritrovati, calibro 7.65, responsabili dello scempio sul volto di Giusy.
Poco prima della mezzanotte l’area viene illuminata a giorno dalle fotoelettriche dei Vigili del Fuoco di Volpiano e Chivasso, uno scenario dantesco in cui tutti si muovono con la consapevolezza che ogni dettaglio può essere fondamentale per risolvere il caso.
E’ notte fonda quando il carro funebre lascia Pratoregio per le camere mortuarie dell’ospedale di Chivasso, e ormai tutta la città sa che corpo martoriato è quello di Giusy.
Giusy «la matta», Giusy che cammina per Chivasso cantando contro i Servizi Sociali o un vecchio assessore a cui non risparmiava i peggiori epiteti, Giusy che vive in una casa in cui non si può nemmeno entrare in compagnia di due cani e una dozzina di gatti, Giusy che comunque non avrebbe mai fatto male a nessuno.
Tutto questo era Giusy, poco più di una bambina, una mente fragile (anche se non in carico al Ciss era comunque seguita dal Centro di Igiene Mentale dell’AslTo4) in cui realtà e finzione si mischiavano rendendo impossibile capire quali ne fossero i confini.