Noto imprenditore russo arrestato al Castello di Casalborgone
Il mandato di cattura richiesto dalla Francia: al centro, vi sarebbe una fornitura di computer e apparecchi elettronici per l’esercito di Putin
Intrigo internazionale: noto imprenditore russo arrestato al Castello di Casalborgone. L’alert dalla Questura di Torino partito dopo la registrazione del soggiorno: sul posto sono immediatamente intervenuti i Carabinieri di Cavagnolo.
Noto imprenditore russo arrestato al Castello
di Casalborgone
Gli elementi per una spy story, o meglio per un intrigo internazionale, in questa narrazione ci sono tutti.
Un noto e facoltoso imprenditore russo accompagnato da una donna bellissima, un castello (quello di Casalborgone) a far da scenario da favola, e una complessa vicenda che vede il Ministero della Difesa dello «Zar» Putin battere cassa per milioni di euro.
Al centro, una fornitura di computer e apparecchiature informatiche (questo il business dell’uomo d’affari, al vertice di più aziende) che a quanto pare non avevano soddisfatto il cliente finale.
Lunedì sera, 21 ottobre, quando i Carabinieri della Stazione di Cavagnolo sono arrivati alle porte del Castello, tutti pensavano ad un controllo di routine.
La vicenda
L’imprenditore era a cena, nelle splendide sale del maniero sempre più frequentato dal bel mondo, e quando è stato invitato ad alzarsi quasi non credeva ai propri occhi.
Tutto è partito da una procedura che i gestori di strutture ricettive (dall’hotel a 5 stelle all’ultima stanza in affitto turistico) devono effettuare all’arrivo dei propri ospiti, ovvero caricare i loro dati sul portale «Servizio Alloggiati» della Polizia di Stato. Nome, cognome, estremi del documento, pochi clic che trasmettono la scheda ad un server su cui convergono tutte le informazioni che possono fare scattare campanelli d’allarme.
Così è stato nel caso di specie: russo, ma residente in Francia, l’uomo risultava infatti colpito da un mandato di cattura internazionale richiesto da «La Grande Nation» per una vicenda fiscale che sembra collegata, come detto, alle questioni russe.
La cifra non sarebbe nemmeno da poco: più di tre milioni di euro.
Dagli uffici della Questura di Torino è quindi partita la segnalazione alla Compagnia Carabinieri di Chivasso, al comando del Capitano Urbano Marrese, che ha subito inviato a Casalborgone una pattuglia della Stazione di Cavagnolo coordinata dal Maresciallo Alessio Guzzon.
Concluse le formalità di rito, l’imprenditore è stato invitato a lasciare la sua sontuosa stanza nel castello (ripetiamo, semplice scenario e assolutamente non coinvolto nel resto della storia) per trascorrere la notte in una molto meno confortevole cella del carcere di Ivrea, dove si trova ancora rinchiuso in attesa delle prossime mosse della Magistratura italiana e francese.
In casi come questi la competenza è della Corte d’Appello, e sarà quindi quella del capoluogo piemontese a stabilire tempi e modalità della (eventuale e probabile) estradizione oltralpe.
Difficile, invece, pensare ad una consegna alle autorità Russe, sia per il periodo di guerra con l’Ucraina che per i rapporti non certo ottimali, in questa fase storica, con l’Unione Europea.