Giusy Arena, è l’arma del delitto? Ritrovata una pistola calibro 7.65
Sarebbe riconducibile a un residente nello stesso quartiere della vittima. Il riserbo degli inquirenti è massimo

Una pistola calibro 7.65, finita per caso nelle mani degli inquirenti, è ora al centro di una serie di approfondimenti tecnici legati ad un possibile collegamento con la morte di Giuseppina «Giusy» Arena.
Giusy Arena, è l’arma del delitto? Ritrovata una pistola calibro 7.65
Parte da qui, da queste scarse, scarsissime, informazioni, la notizia che potrebbe portare ad una svolta le indagini sull’omicidio della donna, ritrovata senza vita poco dopo le 18 del 12 ottobre 2022 in uno spiazzo sotto la linea ad Alta Velocità, in frazione Pratoregio di Chivasso.
La pistola, rinvenuta qualche settimana fa in modo assolutamente fortuito e ora sottoposta una serie di delicatissimi accertamenti, è dello stesso calibro di quella da cui sono stati esplosi i colpi che hanno fatto scempio del volto di Giusy ed è riconducibile a un residente nel suo stesso quartiere.
Forse è solo un caso, e le verifiche porteranno all’ennesimo nulla di fatto, ma sono altri i tasselli raccolti dal giorno del delitto ad oggi (almeno, noti) che potrebbero aver spinto gli inquirenti a ipotizzare un collegamento tra i due episodi.
Tanti punti ancora da chiarire
In primo luogo si è sempre detto che Giusy non si sarebbe mai allontanata con (o avrebbe dato appuntamento a) uno sconosciuto (non si fidava quasi di nessuno), e l’uomo, vivendo nello stesso quartiere, per la donna non lo era di sicuro. Potrebbe averle dato appuntamento a Pratoregio, con qualsiasi scusa, oppure potrebbe averle offerto un passaggio con quel «furgone bianco» di cui tanto si è parlato. Sembra impossibile, infatti, che nessuna telecamera abbia inquadrato la povera Giusy nel suo percorso da via Togliatti a via Curie, quattro chilometri lungo cui si sarebbe mossa come un fantasma in sella alla sua bicicletta. Più probabile, almeno da questo punto di vista, ipotizzare la «Graziella» caricata su di un furgone.
L’arma del delitto, poi, non è mai stata ritrovata, nonostante i Carabinieri del Comando Provinciale di Torino abbiano passato al setaccio ogni centimetro di quel «non luogo» che nell’immaginario dei chivassesi significa solo una cosa: guai.
Infine, non è mai stato ricostruito nel dettaglio cosa sia successo nell’appartamento di Giusy nelle ore successive alla sua morte (avvenuta intorno alle 12): qualcuno vi è entrato? E se sì, per quale motivo?
Sicuramente un «residente» (inteso come quartiere) avrebbe avuto più facilità a muoversi tra i palazzi senza dare nell’occhio.
L'eredità
Tra i moventi, gli investigatori hanno hanno sempre focalizzato la propria attenzione all’aspetto economico. Giusy, pur continuando a vivere in condizioni di assoluta miseria, con i suoi cani e i suoi gatti, aveva da poco ricevuto una grossa eredità, di cui non faceva segreto.
Erano in molti a sapere di quei soldi (parecchie decine di migliaia di euro), e qui torniamo ai «vicini» (ribadiamo: intesi come quartiere, non come palazzo) che erano a conoscenza della nuova fortuna di Giusy.
La lettera anonima
Altro pezzo del puzzle è legato alla lettera anonima recapitata alla nostra redazione a fine ottobre 2022 (e subito consegnata ai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Chivasso) che invitava gli inquirenti a seguire una pista che stando alle ultime novità si è rivelata mai del tutto abbandonata.
«Egregi giornalisti - si legge - vi scrivo al riguardo di Giusy. Vi inviterei ad indagare nei vicini di casa, sanno tutto, riferitelo ai Carabinieri. Io non posso esporre perché ci sono troppi delinquenti. Scusate».
Poche righe, scritte a mano, inviate il 21 ottobre di tre anni fa (il timbro era quello del centro di smistamento di via Reiss Romoli) con il francobollo commemorativo di Lucio Dalla, che indicano come mittente «Inquilino via Togliatti».
E’ sembrato fin da subito abbastanza chiaro a tutti che l’assassino di Giusy Arena non dovesse essere cercato troppo lontano dal suo ambiente, e la successiva iscrizione sul registro degli indagati del fratello Angelo (subito sottoposto al test della polvere da sparo, che ha dato esito negativo) è sembrato più un atto dovuto che altro.
Unendo tutti questi frammenti, si potrebbe pensare quindi ad un delitto d’impeto, magari dopo una richiesta di denaro a cui Giusy ha detto no.
A questo punto non resta che attendere l’esito delle verifiche sulla pistola, nella speranza che la povera Giusy, a più di due anni dall’omicidio, possa finalmente avere giustizia.