'Ndrangheta, ex assessore condannato per traffico di droga
Era già stato arrestato nel 2011 nel corso dell’operazione «Minotauro».
Le mani della 'ndrangheta sulla Valle d’Aosta: condannato per traffico di per droga Bruno Trunfio, torrazzese ed ex assessore di Chivasso.
Ex assessore condannato per traffico di droga
Le mani della 'ndrangheta sulla Valle d’Aosta: condannato per traffico di per droga Bruno Trunfio.
Nuova tegola sul capo dell’ex assessore ai lavori pubblici di Chivasso, già arrestato nel 2011 nel corso dell’operazione «Minotauro» e da allora coinvolto a vario titolo in numerose inchieste legate alle ramificazioni in Piemonte della criminalità organizzata calabrese.
La sentenza è stata pronunciata venerdì 17 luglio dal Gup del Tribunale di Torino, Alessandra Danieli, chiamata ad esprimersi sull’inchiesta «Geenna» dei Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta e della Dda piemontese.
Le condanne più pesanti (per associazione a delinquere di stampo mafioso) sono state inflitte a Bruno Nirta (12 anni e 8 mesi di carcere), Marco Fabrizio Di Donato ( 9 anni), Roberto Alex Di Donato (5 anni e 4 mesi) e Francesco Mammoliti (5 anni e 4 mesi).
Trunfio, condannato a 4 anni, era invece coinvolto nell’ipotesi di reato di traffico internazionale di stupefacenti tra Spagna e Piemonte. Con lui, sentenze più o meno pesanti per Vincenzo Argirò (10 mesi e 20 giorni), Roberto Fabiani ( 3 anni), Rocco Rodi (1 anno e 4 mesi, pena sospesa), e l’avvocato Carlo Maria Romeo (4 anni e 6 mesi).
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Il castello accusatorio
Secondo le accuse, Bruno Trunfio avrebbe acquistato da Bruno Nirta 500 grammi di cocaina per una cifra di 20 mila euro, il tutto con la «collaborazione» di Carlo Maria Romeo (notissimo avvocato torinese, che si è subito dichiarato estraneo ai fatti contestati).
I provvedimenti scaturiscono da un’attività investigativa avviata nel 2014 dal Nucleo Investigativo di Aosta e dal Ros nei confronti di diversi esponenti della criminalità organizzata calabrese presenti nel capoluogo valdostano. I successivi approfondimenti hanno consentito agli investigatori di ipotizzare l’esistenza di un sodalizio ‘ndranghetista, operante in Valle, riconducibile principalmente alla cosca Nirta-Scalzone di San Luca, e di far emergere l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti tra la Spagna e l’Italia.
I legali
Sul fronte delle parti civili, l’avvocato Giulio Calosso ha osservato che «Per Saint-Pierre è molto rilevante la condanna per scambio politico-mafioso di Marco Fabrizio Di Donato».
«La sentenza di oggi è soddisfacente – ha dichiarato il legale Riccardo Jans dell’avvocatura regionale – perché riconosce l’impianto accusatorio della Dda di Torino, cui l’ente aveva aderito con la costituzione di parte civile. Per quanto modesta, la Provvisionale certifica che la comunità valdostana, di cui la Regione è l’espressione istituzionale, è stata lesa».