Omicidio Caccia, confermato l'ergastolo per Schirripa

Omicidio Caccia, confermato l'ergastolo per Schirripa
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Omicidio Caccia, confermato l'ergastolo per Rocco Schirripa. L'omicidio era avvenuto nel 1983.

Omicidio Caccia

E' stato confermato dalla Cassazione la condanna all'ergastolo per Rocco Schirripa , accusato di aver fatto parte del gruppo che uccise il procuratore di Torino Bruno Caccia. La Prima Sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti rigettato il ricorso proposto dalla difesa di Schirripa contro la sentenza con cui, il 14 febbraio 2019, la Corte di Assise di appello di Milano lo ha condannato all'ergastolo per l'omicidio di Caccia.

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Chi è Schirripa

Rocco Schirripa, il panettiere di Torrazza era stato arrestato nel 2015 con l’accusa di aver partecipato all’omicidio del procuratore capo di Torino, Bruno Caccia avvenuto il 26 giugno 1983.

Il mandante

Come mandante dell'omicidio del giudice Bruno Caccia, nel 1992, è stato condannato il boss della 'ndrangheta Domenico Belfiore.

L'associazione Libera

Libera, l’associazione antimafia fondata da don Luigi Ciotti, non è stata ammessa come parte civile nel processo a carico di Rocco Schirripa. La Corte d’Assise di Milano, presieduta da Ilio Mannucci, l’ha esclusa dal procedimento perché, ha spiegato in un’ordinanza, che l’associazione è stata costituita nel ’95 e, quindi, dopo il delitto al centro del dibattimento che è avvenuto nel 1983. Libera occupa la casa di San Sebastiano che fu dei mandanti di quell’omicidio: la famiglia Belfiore.

Nel 2016

Nel 2016, a scagionare Rocco Schirripa che lo vedeva accusato in veste di assassino del giudice torinese Bruno Caccia era stato lo stesso Domenico Belfiore. Condannato all’ergastolo come mandante dell’omicidio, si difendeva e difendeva l’ultimo accusato di quella vicenda. Nell’udienza che si era tenuta a Milano e che abveva raggiunto in ambulanza viste le sue precarie condizioni di salute, Belfiore aveva proclamato la sua innocenza e aveva ricordato che il suo collegamento con Schirripa si era limitato al battesimo di uno dei figli. Secondo quanto riportato da Belfiore non solo la sua condanna era ingiusta, ma anche i collegamenti con quello poi indicato come esecutore del delitto sono inesistenti.

 

 

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