Parco dedicato a Sergio Ramelli: esplode la polemica
Per la minoranza è stata persa un'occasione di dialogo. Il sindaco ha accolto la proposta del Comitato 10 Febbraio.

«Spazio pubblico intitolato a Sergio Ramelli: un’occasione persa per il dialogo». Daniela Caminotto, capogruppo di opposizione a Verolengo, potrebbe riassumere con questa semplice frase il suo pensiero sulla scelta dell’Amministrazione Giachello di accettare la proposta avanzata da Domenico Giraulo, coordinatore del Comitato 10 Febbraio della provincia di Torino.
Parco dedicato a Sergio Ramelli: esplode la polemica
«L’intitolazione del parco giochi di Arborea a Sergio Ramelli, giovane vittima di violenza politica negli Anni Settanta - prosegue Caminotto - avrebbe potuto essere un momento importante per unire il paese, riflettere insieme sulla storia e condannare ogni forma di odio. Purtroppo, questa occasione è stata sprecata. Come gruppo di minoranza “Verolengo per Tutti”, esprimiamo dispiacere per non essere mai stati coinvolti o informati prima di questa decisione. La scelta è stata presa direttamente dalla Giunta, senza alcun confronto con il Consiglio o con la cittadinanza. Scelta praticabile, ma senza dubbio poco opportuna».
La delibera
«Quello che ci colpisce ancora di più - prosegue ancora Caminotto - è leggere nella delibera che “per superare l’odio politico serve il confronto civile”: un principio che condividiamo, ma che purtroppo è stato completamente ignorato nei fatti. Si parla di confronto, ma poi si decide da soli, senza coinvolgere nel dialogo tutti i rappresentanti del consiglio comunale. Non vogliamo discutere qui il nome scelto, anche se riteniamo che un'intitolazione più generica alle vittime dell'odio politico sarebbe stata più conciliatrice e avrebbe sgombrato il pensiero da ogni dubbio di strumentalizzazione politica sia di destra che di sinistra, strumentalizzazione che in un piccolo paese è del tutto inappropriata.
Vogliamo invece sottolineare che, su argomenti così delicati, serve il coinvolgimento di tutti. Quando si parla di memoria e di valori condivisi, le decisioni prese a porte chiuse non contribuiscono ad instaurare un clima unificatore.
Il nostro gruppo continuerà a chiedere più trasparenza, più ascolto, più rispetto per le istituzioni e per i cittadini. Perché le scelte che parlano alla coscienza di una comunità devono appartenere a tutti. Solo dando un esempio concreto come istituzioni, si possono superare le barriere ideologiche».