Prof preso a pugni dallo studente, il ragazzo: "Aveva cercato di strangolarmi"

Tutto è avvenuto all'alberghiero Ubertini di Chivasso.

Prof preso a pugni dallo studente, il ragazzo: "Aveva cercato di strangolarmi"
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Prof preso a pugni dallo studente, il ragazzo: "Aveva cercato di strangolarmi".

Prof preso a pugni dallo studente

Colpo di scena nella storia del professore preso a pugni da uno studente dell'alberghiero Ubertini di Chivasso. Dopo le dichiarazioni dell'assessore regionale all'istruzione Gianna Pentenero, e dello stesso docente, a chiedere la parola oggi è il ragazzo coinvolto nello spiacevole episodio.

"Nessuna rissa"

Accompagnato dai genitori, imprenditori della zona, il quindicenne nega con forza una rissa, o anche solo una lite, con un suo compagno di classe. "Mi stava tormentando - spiega - e alla fine gli ho dato un colpo sulla spalla. Il professore è entrato in quel momento, mi è corso incontro e mi ha messo le mani al collo. Ho avuto i lividi, tanto che in ospedale li hanno messi nero su bianco sul referto dandomi cinque giorni di prognosi".

"Mio figlio nel mirino"

Il padre racconta di rapporti tesi, con il docente, che andavano avanti da mesi. "Quel che è successo la scorsa settimana - spiega - era nell'aria. Mancava solo il quando. Adesso lo sospenderanno, ma comunque non lo manderemo più a scuola. Non è una situazione sostenibile, è chiaro come quel professore ce l'abbia con lui. Quando mio figlio ci ha mandato le foto dei lividi sul collo siamo corsi a scuola. Ha sbagliato a prenderlo a pugni, su questo c'è poco da dire, ma la storia non è come la racconta la scuola. Faremo denuncia, vogliamo che emerga tutta la verità".

La prima versione dei fatti

Picchiato da uno studente, davanti ai suoi genitori, all’interno della scuola. Questa l’estrema sintesi di quanto avvenuto nella giornata di lunedì 8 aprile all’alberghiero «Ubertini» di via Ajma, a Chivasso, scuola frequentata da centinaia di studenti e mai, fino ad ora, protagonista di simili episodi.
Stando ad una prima ricostruzione di quanto avvenuto, Andrea C., 25 anni, docente originario della Città Metropolitana di Napoli, ma residente a Chivasso da un paio d’anni, avrebbe assistito a una violentissima lite tra due studenti di 16 e 15 anni, residente il primo a Chivasso e il secondo a Castiglione.
Riportata la calma, avrebbe convocato immediatamente i genitori dei due ragazzi, pensando di chiarire la questione una volta per tutte spiegando (se mai ce ne fosse bisogno) che la violenza è sempre la risposta sbagliata a qualsiasi domanda.
Alla presenza delle due famiglie, però, il docente avrebbe avuto appena il tempo di aprire bocca. Lo studente chivassese, infatti, invece di abbassare lo sguardo e subire la ramanzina lo ha colpito con violenza al volto, tanto da rendere necessaria una visita in ospedale. Per lui, quindici giorni di prognosi.
Interessati dell’accaduto i carabinieri della Compagnia di Chivasso, coordinati dal Capitano Luca Giacolla, anche se in casi come questi si procede solo a querela di parte, che sia il docente che i genitori del ragazzo possono presentare entro novanta giorni.

Le dichiarazioni del preside

Da Pinerolo, invece, risponde Rinaldo Merlone, dirigente scolastico dell’istituto alberghiero e agrario «Prever» e reggente dell’Ubertini.
«Se prenderemo provvedimenti nei confronti dei ragazzi? E’ il minimo. Parliamo di studenti della stessa classe che stavano litigando, il professore, giustamente, li ha divisi per evitare il peggio. I due sono stati subito convocati in vice presidenza, e prima che lo facesse la vice preside l’alunno più “robusto” (mi risulta che pratichi arti marziali) ha chiamato i genitori.

In loro presenza, prima che il docente finisse di esporre i fatti lo ha colpito con un pugno. Il docente è caduto, e mentre si stava rialzando lo studente ha cercato di colpirlo ancora, venendo però bloccato dal padre. Inciampando, il professore è andato anche a sbattere contro la porta dell’aula docenti.
Se permettiamo che trionfi questa forza bruta, “siamo feschi”. Quanto avvenuto mi permette diverse riflessioni: prima di tutto la totale solidarietà al docente e ai docenti tutti, che nello svolgere il loro lavoro rischiano in prima persona. Rimarco come il professore non si sia posto il problema di difendere la sua persona, ma prima di tutto abbia fatto il proprio dovere facendo in modo che i due non si picchiassero.

La scuola si rivolge a tutti, anche a chi ha dei problemi: noi dobbiamo costruire la società del futuro, che è molto variegata.
Ho sentito il professore: oggi (martedì 9, ndr) è di nuovo in ospedale per controlli. Ho preferito non stressarlo. Gli ho espresso tutta la mia solidarietà e lui mi ha raccontato quanto doveva raccontarmi.

Oggi lavorare nella scuola, bene, può essere anche pericoloso. Soprattutto, però, occorre creare strutture in cui i ragazzi ricevano messaggi di serenità. Mi chiedo, però, nel caso specifico, di che genere siano anche i messaggi che questi ragazzi ricevono dall’esterno, e come vengano macinati. La scuola (come la vita) non è un ring».

 

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