'Ndrangheta, condannati i fratelli Giuseppe e Mario Vazzana
Giuseppe Vazzana è stato anche condannato a una provvisionale di cinque mila euro in favore del Comune di Chivasso.
'Ndrangheta, condannati i fratelli Vazzana. Pochi minuti fa il tribunale di Ivrea (Presidente Stefania Cugge, con giudici a latere Antonio Borretta e Lucrezia Natta) ha condannato gli imprenditori chivassesi Giuseppe Vazzana e suo fratello Mario a più di sei anni di reclusione.
'Ndrangheta, condannati i fratelli Giuseppe e Mario Vazzana
Il tribunale di Ivrea ha condannato gli imprenditori chivassesi Giuseppe Vazzana e suo fratello Mario. Il primo a sei anni e otto mesi di reclusione mentre il secondo a sei anni e 11 mesi.
Giuseppe Vazzana è stato anche condannato al risarcimento di una provvisionale di 5 mila euro in favore del Comune di Chivasso, che si era costituito Parte Civile assistito dall’avvocato Andrea Castelnuovo.
In attesa delle motivazioni
Le motivazione della sentenza, legata all'operazione contro la 'Ndrangheta Platinum, saranno depositate tra 90 giorni .
L'avvocato Castelnuovo
"Giusto e corretto - ha dichiarato l'avvocato Andrea Castelnuovo - il Comune ha partecipato volontariamente e sua sponte al processo Platinum (che pure non vedeva reati commessi sul territorio chivassese) perché è portabandiera dell’antimafia e voleva rappresentare, con la presenza al processo quale parte civile, la propria posizione netta rispetto al fenomeno" .
Le accuse
I Vazzana, il cui arresto aveva scatenato il dibattito politico chivassese a causa di alcune telefonate di Giuseppe con l’allora candidato sindaco Claudio Castello, dovevano rispondere del primo capo d’imputazione, ovvero di associazione di tipo mafioso (articolo 416 bis del Codice Penale), «Per aver fatto parte dell’associazione mafiosa denominata ‘ndrangheta, operante da anni sul territorio piemontese, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà createsi nel territorio, ed avente propri referenti di collegamento con le strutture organizzate insediate in Calabria, costituita da diverse articolazioni territoriali denominate locali e ‘ndrine, e in particolare della Locale di Volpiano».
Nello specifico, «I due fratelli risulterebbero affiliati prima del 27 febbraio 1991, in qualità di partecipi, creando e gestendo attività d’impresa anche mediante l’impiego dei proventi di illecite attività del locale, ponendo costantemente a disposizione degli altri affiliati, anche di altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta, le strutture ricettive gestite al fine di garantire ospitalità riservata e non registrata nei registri di pubblica sicurezza, concedendo in uso gratuito immobili ad uso residenziale ad altri appartenenti al locale, assumendo alle formali dipendenze delle imprese da loro gestite appartenenti al locale o ad altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta, anche al fine di consentire la fruizione di misure alternative alla detenzione, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare le riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della società e dell’associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio».
Mario Vazzana, invece, è stato chiamato a rispondere anche di aver utilizzato 40 mila euro procurati da Antonio Agresta - considerato capo del locale di Volpiano - per l’acquisto di un ristorante.
Le richieste del PM Valerio Longi erano state di sei anni e otto mesi per Giuseppe «Pino» Vazzana e otto anni e cinque mesi per suo fratello Mario.